Pd, l'11 maggio fuori i nomi dei congiurati

Nel disinteresse generale sta sparendo il Pd. La discussione verso l'assemblea è da sbadiglio: di politica non si parla. I nomi, poi. Almeno dateci i traditori. [Fabio Luppino]

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6 Maggio 2013 - 19.27


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di Fabio Luppino

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Doveva essere un partito per cambiare l’Italia, renderla più moderna e giusta. Oggi il Pd governa con Berlusconi, rende omaggio ad Andreotti
e ha perso di vista uomini e obiettivi. La corsa verso l’assemblea dell’11
maggio, se non ci fosse Civati a vivacizzarla, sembra diventata una diatriba da dopolavoro. Chi presiede il Cral adesso?

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Oh, ragazzi, come direbbe il non segretario di cui si devono ratificare le dimissioni, qui sta evaporando il partito come se niente fosse…
Se si sta ai nomi siamo veramente alle vecchie glorie. L’eterno giovane Cuperlo viaggia ben oltre i cinquant’anni. Epifani, ora improvviso front man televisivo, si accingeva alla memorialistica delle lotte sindacali. Altro non c’è, se non la sfilata del pallore e della disillusione di capi e capetti appassiti dopo una sola stagione, eterni giovani turchi mai diventati padri nemmeno a cinquant’anni suonati o giù di lì.

Dato per morto o quasi l’oggetto i contendenti di un tempo volano altissimi, quasi si elogiano l’un l’altro per il disinteresse. Così fanno i Renzi e i D’Alema, così fanno gli ex democristiani i quali oggi più che mai sembrano ospiti a tavola. Veltroni continua ad interrogarsi su quello che doveva essere e non è stato, ma doveva essere. Latorre non pervenuto, Orfini non pervenuto, Parisi esule, Prodi Africa, Finocchiaro rimembri ancor. Attori non protagonisti Gentiloni, Sereni, Pinotti, Puglisi e tanti altri. Bindi cerca scuse che non trova. E poi c’è Letta, ma Letta è Letta con cotanto zio e radicamento ovunque, da dc di ritorno.

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Ma vi pare che l’unico fremito si vive intorno alla possibilità di separare il ruolo di segretario da quello di candidato premier. Oltre il tedio, perché il primo deve stare sul territorio e l’altro, invece, dove deve stare, dove li va a prendere i voti, in televisione o sul territorio. La sportellata presa in queste settimane viene vissuta con l’amenità classica da circolo della canasta. Barca con discrezione dice che basta protagonismi. Magari ci fossero, magari ci fossero schiere di contendenti.
No, al contrario. Bersani, che le ha sbagliate tutte, ma proprio tutte, fa tenerezza. Se fossi in quell’assemblea, tanto per avere le idee chiare su qualche cosa, non si sa mai, vorrei conoscere i nomi dei 101 congiurati. Un futuro costruito sul tradimento e l’inganno garantisce solo un altro sfascio.

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