Votare Rodotà è l'unica soluzione

Se il partito democratico non ascolta ancora una volta la sua base e la realtà del Paese, è finito veramente. [Giancarlo Governi]

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20 Aprile 2013 - 11.55


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di Giancarlo Governi

Il partito democratico è allo sbando, perché non ha retto a quattro anni di opposizione e a un anno e passa di sostegno al governo Monti che avrebbe spappolato anche il partito di Berlinguer. È allo sbando perché sono scoppiate le contraddizioni interne che Veltroni mise insieme con un programma di governo che non ottenne i risultati che si prefiggeva.

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È allo sbando perché dentro ci sono ancora quelli che (D’Alema in primis) pensano di essere rimasti a rese di conti e vendette su fatti avvenuti anni fa e che soltanto la loro memoria malata ancora tiene in vita. È allo sbando perché non ha saputo rinnovarsi, con vecchi dirigenti tromboni abbarbicati alla poltrona che non hanno più alcun rapporto con la base del partito e con la realtà del Paese.

È allo sbando perché non ha saputo accettare il programma di “rottamazione” proposta da Matteo Renzi che di negativo aveva soltanto il nome. In Francia la situazione è diversa, chi perde le elezioni o semplicemente la fiducia (il fondatore della Quinta Repubblica Charles De Gaulle si dimise quando cominciarono a dirgli dei no) se ne va a casa e scompare dalla scena pubblica: chi ricorda più Jospin battuto da Chirac? che fine ha fatto Sarkozy che pure meno di un anno fa era all’Eliseo?
Il partito democratico è allo sbando perché Bersani ha fatto una campagna elettorale tranquillizzante che non teneva conto della condizione drammatica e di disperazione in cui stava precipitando il Paese.

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È allo sbando perché non ha saputo ascoltare la base e la piazza attraverso i mezzi di comunicazione diretta del nostro tempo. È allo sbando perché ha cercato l’accordo con l’avversario a cui interessa soltanto di impedire l’arrivo al Colle di un personaggio a lui ostile, o perlomeno che a lui non debba la sua elezione. Tutto questo prima di puntare sul suo candidato naturale e perfetto che era Romano Prodi, che è stato prima applaudito all’unanimità e poi impallinato nel segreto dell’urna.

Ora il partito democratico ha una sola possibilità: votare per Stefano Rodotà che la base democratica sta chiamando a gran voce. Se il partito democratico non ascolta ancora una volta la sua base e la realtà del Paese, è finito veramente.

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