Santanché anti Rosy, diventa autoritratto

"Un bel tacer non fu mai scritto". Frase impropriamente attribuita a Dante. Certamente l'on. Santanchè non ha mai letto Claudio Monteverdi, da Cremona, 1567. E straparla.

Santanché anti Rosy, diventa autoritratto
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13 Aprile 2012 - 11.14


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Lancio di agenzia. «Io non mi faccio incantare da Rosy Mauro» e «non ci sto a difenderla in quanto donna attaccata da uomini». E dov’è la notizia? Forse nella protagonista di tanto severa presa di posizione. Poi lo stupore del “pulpito” da cui, scopri, viene la predica.

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Daniela Santanchè, intervistata da Repubblica (ma non avevano nessun’altro personaggio femminile da sentire?), secondo la quale «oggi non può essere presentata come il capro espiatorio del clan maschile della Lega, proprio lei che ha sempre preso il peggio degli uomini…».

Poi il dettaglio. La gestione del potere: «arroganza, incompetenza, maleducazione, basando i rapporti sulla forza dell’amicizia col Capo e non sulla convinzione delle proprie idee». Impietosa la integerrima Santanchè, lei che col potere non s’è mai, dico mai strusciata.

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Rigore e severità! Nessuna solidarietà, insomma, e «sbaglia» chi come Flavia Perina o Paola Concia, la difende: «Le vere vittime sono quelli o quelle che per anni hanno dovuto subire le sue prepotenze. Qui il genere non c’entra, come non c’entra la politica».

Né la politica né il buon gusto. Ora è cosa cognita che la politica praticata attraverso i media e l’apparire comunque ed ovunque, consente le piroette più spericolate, le affermazioni più audaci, spudorate. Ed ora Rosy Mauro guadagna qualche punto in simpatia.

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