La rivolta di Parma, parmigiano, prosciutto e culatello

Alla guida di una giunta di centro destra pluri inquisita, Pietro Vignali, contestatissimo sindaco Parma si asserraglia nel Palazzo. [Ennio Remondino]

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Ennio Remondino Modifica articolo

28 Luglio 2011 - 11.45


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di Ennio Remondino

Siamo partiti dalla gastronomia ma a Parma la cultura offre ancora di più. Tra chi c’è nato e chi ha scelto di viverci, dal Parmigianino al Correggio, da Verdi a Toscanini, da Proust a Stendhal. Purtroppo anche Pietro Vitali che, a Parma c’è nato il 22 maggio del 1968. Sindaco rampante della capitale della Food Valley italiana dal 2007. Non aveva neppure 40 anni allora e si proponeva come l’alternativa emiliana e di destra all’immagine del “Rottamatore” Matteo Renzi a Firenze. Lui, Vitali, nasce sostanzialmente democristiano (altra similitudine con Firenze), partendo dal PPI per approdare al CDU e finire poi a capo della lista civica Civiltà Parmigiana che, con i voti del centrodestra, lo fa sindaco del culatello e della metropolitana più corta, più inutile, più invisibile e più costosa al mondo.

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La retata verde.
A Parma anche le inchieste giudiziarie sono ecologiche: “Green money” l’hanno chiamata, prima di arrestare 11 persone. Tangenti verdi. Tre dirigenti del Comune: il comandante della municipale Giovanni Jacobazzi, Il responsabile del progetto Zero Emission City Carlo Iacovini e Manuele Moruzzi del settore Ambiente. Tutti legati al sindaco Pietro Vignali. In manette anche il direttore generale della Multiutilty Iren a Parma Mauro Bertoli, il presidente di Engioi, Spa controllata dal Comune, Ernesto Balisciano. Infine, presidente e vice della cooperativa Student work service Gian Vittorio Andreaus e Tommaso Mori, gli imprenditori Gianluca Facini, Norberto Mangiarotti, Alessandro Forni e l’investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini.

Paco, Ax e il giardinetto. La storia di Paco e Ax, i cani lupo dei vigili, il cui giardinetto per i loro bisogni, è stato confuso con la casa al mare del comandante Jacobazzi a Santa Marinella. Giardini e mogli. I contribuenti parmigiani hanno donato il rifacimento del cortile dell’asilo di Brescia dove lavora la moglie di Iacovini. Mentre quella di Moruzzi, titolare di un’azienda che si occupata di toelettatura di animali, ha incassato 50mila euro per fare il bagno agli ospiti del canile pubblico a cui provvedevano, per fortuna, i volontari. Rubare soldi al Comune con consulenze fittizie, fatturazioni gonfiate e servizi mai resi, è l’accusa. Oltre spese folli e assunzioni di amici degli amici.

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Parma l’è un Gran Milan. 500 milioni di debiti, peggio del buco lasciato a Milano dalla Moratti. Per la Grandeur del sindaco irremovibile. Salvo eventuale arresto. Indagini sulle consulenze nelle municipalizzate. Avviso di garanzia all’ex amministratore delegato di Stt Andrea Costa. Ma Parma la colta ama anche il cinema. Decine di migliaia di euro alla società di promozione del film di Salemme girato a Parma. Poi l’affaire Tep-banca Mb: 7 milioni e mezzo di euro investiti dall’azienda di trasporti nella banca milanese ormai in liquidazione. Il presidente di Stt Andrea Costa aveva una partecipazione in banca MB. Per non parlare dell’assurdo progetto metro, opera colossale che non si farà mai, ma che sarebbe già costata 30 milioni di euro.

La rivolta delle pentole. Dal 23 giugno, giorno dell’ondata di arresti, lo spendaccione sindaco di Parma resiste dagli spalti dell’antico maniero costruito nel 1627 da Giovanni Battista Magnani per le nozze tra Odoardo Farnese e Margherita de’Medici. Ora la via è intitolata a Garibaldi, che vorrebbe dimettersi. Assordato ogni sera dallo sbatacchiare di pentole e dalle urla di migliaia di cittadini che assediano il Palazzo della vergogna. Memoria della vittoria dei parmigiani nel 1248 sulle truppe di Federico II. «Tutti i Parmigiani e tutti i cavalieri e i popolani armati e addestrati per il combattimento, sortirono da Parma, e le donne uscirono con loro; similmente i bambini e le bambine, gli adolescenti e le ragazze, i vecchi con i giovani e con grande impeto scacciarono da Vittoria l’imperatore con tutti i suoi cavalieri e fanti.»

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