Matteo Messina Denaro, arrestati i due figli dell'autista del boss: ecco di cosa sono accusati i fratelli Luppino

I Luppino, secondo l'accusa avrebbero fornito a Messina Denaro "un aiuto prezioso" per muoversi e spostarsi nel territorio in cui il boss negli ultimi periodi ha vissuto.

Matteo Messina Denaro, arrestati i due figli dell'autista del boss: ecco di cosa sono accusati i fratelli Luppino
Matteo Messina Denaro
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13 Febbraio 2024 - 11.47


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Nelle indagini che hanno portato all’arresto di Matteo Messina Denaro c’è stata una nuova svolta, con l’arresto da parte dei carabinieri del Ros di Antonino Luppino e Vincenzo Luppino, figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino, l’autista dell’ex latitante. I due sono accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati.  

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I Luppino, secondo l’accusa avrebbero fornito a Messina Denaro “un aiuto prezioso” per muoversi e spostarsi nel territorio in cui il boss negli ultimi periodi ha vissuto. I due fratelli, secondo le accuse, dal 2018 al 2022, hanno abitato a pochi metri dall’ultimo covo del padrino a Campobello di Mazara, condividendo col padre informazioni cruciali per la gestione della latitanza del capomafia.

Ad Antonino Luppino era stato comunicato il numero di uno dei cellulari usati dal boss, Vincenzo Luppino sarebbe andato alla clinica La Maddalena, dove il ricercato era in cura per un cancro, quando questi venne operato, per provvedere ai suoi bisogni. E ancora Antonino Luppino, insieme al padre, avrebbe scortato Messina Denaro, dopo le dimissioni dalla casa di cura, l’11 maggio, fino a Campobello e insieme al fratello si sarebbe occupato delle riparazioni della auto, una Giulietta, con la quale il capomafia si spostava.

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    I tre Luppino, poi, avrebbero seguito i lavori di ristrutturazione del covo del latitante e il trasloco dei mobili del boss all’ultimo nascondiglio. Vincenzo avrebbe custodito la vecchia cucina che Messina Denaro aveva deciso di non portare nell’abitazione in cui si era trasferito. Infine Vincenzo avrebbe prestato al padre il proprio furgone perché scortasse il latitante mentre attraversava in auto Castelvetrano per passare davanti alle abitazioni dei suoi familiari.

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