Ennesimo suicidio in carcere, 46enne albanese si impicca in cella: il governo Meloni ascolti gli appelli

Terni, detenuto di 46 anni si è impiccato in carcere. Il Sappe e l'ennesimo appello al governo Meloni: «La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione».

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12 Febbraio 2024 - 16.28


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Ennesimo suicidio in carcere, , questa volta nel carcere di Terni. A togliersi la vita, un detenuto di 46 anni originario dell’Albania. «Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea», denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

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Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del SAPPE, spiega che «verso le 10.30, nel carcere di Terni, si è consumato un nuovo dramma che vede il suicidio di un detenuto – ristretto per tentata rapina, poi inviato ai domiciliari e poi di nuovo in carcere per violenze in famiglia, albanese, anni 46 – nella propria cella l’uomo è stato trovato impiccato e sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e del personale di Polizia Penitenziaria. Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo».

«Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata», prosegue. «La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri campane», conclude Bonino.

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Per Capece, «chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Terni a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti» conclude.

«È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiane, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunge la gravissima carenza di poliziotti penitenziari, come si fa a lavorare così?».

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