Giulia Cecchettin è stata uccisa con un solo coltello, morta in pochi minuti

È stata una coltellata sferrata all'arteria basilare nella parte posteriore del collo ad uccidere Giulia Cecchettin,. Questa, tra le 25-30 inferte da Turetta, è stata l'unica che non le ha dato scampo.

Giulia Cecchettin è stata uccisa con un solo coltello, morta in pochi minuti
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2 Dicembre 2023 - 23.40


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È stata una coltellata sferrata all’arteria basilare nella parte posteriore del collo ad uccidere Giulia Cecchettin,. Questa, tra le 25-30 inferte da Turetta, è stata l’unica che non le ha dato scampo.

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 La ragazza, in sostanza, è morta nel giro di pochi minuti per shock emorragico, mentre Turetta, che l’aveva caricata nel sedile posteriore della Fiat Punto, iniziava la sua fuga. Sono le prime risposte sul calvario di Giulia, una mezz’ora il tempo che ha trascorso con il suo aguzzino, uscite dall’autopsia di 14 ore compiuta ieri sul corpo della ragazza, all’istituto di Medicina legale di Padova.

In attesa che il prof Guido Viel, il perito della Procura, consegni la relazione all’autorità giudiziaria, si sa che Giulia è stata uccisa a coltellate da Filippo nella seconda fase dell’aggressione, la notte di sabato 11 novembre, quando le telecamere della zona industriale di Fossò, alle 23.40, riprendono i due giovani e la Fiat Punto in V Strada. Venticinque minuti prima c’era stato l’inizio dell’agguato, nel parcheggio di Vigonovo. L’epilogo è stato a Fossò.

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A mettere fine alla vita di Giulia Cecchettin è stata quell’unica ferita mortale, inferta con un coltello dalla lama di 12 centimetri, quello trovato nell’auto di Turetta quando è stato fermato in Germania. Resta da chiarire se abbia ferito l’ex fidanzata anche con l’altro coltello, dalla lama di 21 centimetri, trovato spezzato nel parcheggio di Vigonovo. Delle 25-30 ferite evidenziate nel corso dell’autopsia, alcune sono da difesa, procurate mentre la giovane cercava di sottrarsi alla furia di Turetta

L’esame necroscopico avrebbe cristallizzato quindi la lesione fatale: Questa potrebbe risalire ai minuti in cui Giulia, ripresa da Turetta nel suo tentativo di scappare, era già stata caricata all’interno dell’auto. Ma solo le risposte finali dell’autopsia, chiarendo la postura della vittima e l’inclinazione della lama, potranno dire con certezza quando è stata inferta la stilettata fatale. Vi sono infine i fotogrammi successivi della Fiat Punto ferma per qualche minuto sulla strada, prima di uscire dall’area di Fossò, alle 23.50. Ma solo Turetta può aver detto ai magistrati cosa ha fatto in quei 10 minuti. Se avesse continuato a colpire Giulia – che appariva inerme quando fu caricata nella vettura – si potrebbe ravvisare anche l’accusa di «crudeltà». Pare esclusa invece quella di vilipendio di cadavere, perchè, allo stato, non vi sarebbero riscontri di ferite post mortem.

Un’autopsia interminabile quella di Padova – svolta mentre a Verona andava in scena l’interrogatorio-fiume di Turetta – che il professor Viel, presenti i consulenti delle parti, ha iniziato verso le 9.30 ed ha concluso alle 23.40. Poi è stato subito comunicato alla Procura che le operazioni erano terminate e i magistrati potevano procedere con il nulla osta per la restituzione della salma. 

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Sul corpo sono state fatte ricostruzioni in 3D, è stata eseguita una Tac, che ha confermato la frattura al cranio dovuta alla botta subita da Giulia cadendo a terra a Fossò. Non sarebbero invece state riscontrate tracce evidenti, nè sulla bocca nè sulle mani, dello scotch che Turetta aveva acquistato on line prima dell’omicidio, e del quale fu trovata una traccia, assieme a capelli, sull’asfalto di Fossò.

Nelle 14 ore trascorse dai medici sul tavolo autoptico di Giulia Cechettin «non è stata sbagliata una virgola», ha detto uno degli esperti che hanno preso parte all’esame, per spiegare lo scrupolo e l’attenzione con le quali i periti hanno svolto il loro compito.

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