Strage fascista alla questura di Milano: così è stata ricordata da Mattarella

Il presidente della repubblica Mattarella ha ricordato la la strage alla questura di Milano del 17 maggio 1973 quando un neofascista (che tentò di spacciarsi per anarchico) uccise 4 persone con una bomba a mano

Strage fascista alla questura di Milano: così è stata ricordata da Mattarella
La strage fascista alla questura di Milano del 1973
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17 Maggio 2024 - 02.34


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I meno giovani se lo ricordano: una commemorazione alla questura di Milano il 17 maggio 1973 e poi una strage causata da una bomba a mano lanciata da Gianfranco Bertoli che disse di essere un anarchico individualista.

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In realtà si trattava di un neofascista che nelle settime prevedenti era stato letteralmente recluso in un appartamento di Verona dentro il quale i neo-fascisti gli fecero imparare la parte dell’anarchico. Ma con il tempo la verità venne a galla.

«Cinquant’anni or sono una bomba lanciata sulla folla, davanti all’ingresso della Questura di Milano, in occasione della cerimonia in ricordo del commissario Luigi Calabresi, spezzò la vita di quattro persone inermi, gettò nel dolore i loro familiari, ferì numerosi cittadini intervenuti. L’intento era quello di colpire il Ministro dell’Interno, Mariano Rumor, presente in Questura fino a pochi minuti prima che l’ordigno esplodesse». 

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Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 17 maggio 2023, ossia nei 50 anni dalla strage.

«Il piano mirava ad uccidere l’esponente politico che, di fronte alle minacce eversive e al clima di terrore, si era opposto a ogni forma di sospensione delle garanzie democratiche e aveva proceduto con fermezza a promuovere lo scioglimento dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo», prosegue.

«Fu un’ulteriore, tragica, tappa di quella strategia eversiva che aveva avuto inizio proprio a Milano con la strage di Piazza Fontana e, per anni, continuò a spargere sangue innocente con l’obiettivo di destabilizzare la nostra giovane democrazia. In questo cinquantesimo anniversario il primo commosso pensiero va alle vittime e a quanti furono costretti a portare il peso, così gravoso, di lutti e sofferenze», dice ancora il capo dello Stato.

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«La storia della Repubblica, anche da queste lacerazioni, ha tratto ragioni di un sempre più saldo legame con i principi sanciti dalla Costituzione. L’autore materiale dell’attentato, Gianfranco Bertoli, venne subito assicurato alla giustizia. Accertata la matrice dell’attentato, i risultati ottenuti nelle indagini e nei processi non hanno consentito di rimuovere le ombre che parzialmente hanno coperto i mandanti neofascisti e le azioni di depistaggio di apparati infedeli», prosegue Mattarella.

«L’attacco allo Stato e il ricatto alle forze democratiche vennero sconfitti e non ebbe successo il tentativo di svolta autoritaria. Una linea che ha caratterizzato il percorso della nostra democrazia negli anni difficili segnati da azioni terroristiche di segno opposto, contribuendo a renderla più forte», conclude il capo dello Stato.

C’è da dire che Mariano Rumor si salvò per caso: Bertoli si era allontanato per andare al bar a bere un liquore e quando tornò era già tardi ma decise di fare la strage lo stesso.

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