Covid-19, la procura di Bergamo: "Il piano pandemico andava attuato"

Covid-19, il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani, ha chiarito il contenuto dell'indagine sui fatti del 2020 e delle morti nella provincia bergamasca: "Andava attuato il piano pandemico".

Covid-19, la procura di Bergamo: "Il piano pandemico andava attuato"
Il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani
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2 Marzo 2023 - 14.07


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Covid-19, il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani, ha chiarito il contenuto dell’indagine sui fatti del 2020 e delle morti nella provincia bergamasca: “Andava attuato il piano pandemico. Il nostro problema è stato sì quello del mancato aggiornamento del piano, e questo riguarda un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi già previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006”.

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L’istituzione della `zona rossa´ dal 27 febbraio 2020 in 10 comuni della Val Seriana e ad Alzano Lombardo e Nembro avrebbe risparmiato la vita a 4.148 persone morte di Covid. Lo scrive la Procura di Bergamo nell’avviso di chiusura indagini a carico di 19 persone, fra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’ex assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera.

Parla la figlia di una delle prime vittime

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«Quando ho saputo che la Procura di Bergamo ha chiuso le indagini ho pianto. Sono tre anni che lottiamo, che cerchiamo di avere verità, non vendetta. Papà ha tutto il diritto di avere la dignità che gli è stata tolta». A parlare è Cassandra Locati, figlia di una vittima del Covid, che ha perso il padre nel marzo 2020, ricoverato e morto da solo in un ospedale a Bergamo. Presente al presidio davanti alla Procura per ringraziare «il coraggio» dei magistrati, la donna si scaglia contro l«omertà delle istituzioni, in primis di Regione Lombardia. Ci hanno chiamato sciacalli del Covid, ma la verità è che non hanno fatto tutto quello che potevano fare. Da nessuno sono arrivate le scuse, e invece le scuse servono».

«Con la chiusura dell’indagine della procura di Bergamo è arrivato il primo tassello», aggiunge dal presidio Salvatore Mazzola, che durante la pandemia ha perso il padre. «Fino a due giorni fa eravamo ignorati. Noi cerchiamo giustizia, non vendetta. La giornata di oggi è importante per ridare dignità ai nostri cari e perché non accada più», precisa l’uomo, parte di un’associazione dei familiari delle vittime. «E’ giusto essere qui per ridare dignità, è giusto che i nostri cari abbino giustizia, è giusto che se ne parli perché questo non accada più. Ci hanno raccontato la storia che era uno tsunami, ma uno tsunami non era».

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