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Alfredo Cospito al 41bis e in fin di vita: di cosa è accusato l'anarchico? Ecco la storia che risale al 2012...

Alfredo Cospito è al 41bis nel carcere di Opera, ma di cosa è accusato l'anarchico, in fin di vita per uno sciopero della fame che prosegue da oltre 100 giorni? Questo articolo del 2012 racconta la storia.

Alfredo Cospito al 41bis e in fin di vita: di cosa è accusato l'anarchico? Ecco la storia che risale al 2012...
Alfredo Cospito

redazione Modifica articolo

31 Gennaio 2023 - 10.28


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La vicenda di Alfredo Cospito si è trasformata nell’ennesima discussione politica, che divide gli schieramenti in modo netto e purtroppo ideologico. L’esponente anarchico, che attualmente si trova nel carcere di Opera in regime di 41 bis, è in sciopero della fame da oltre 100 giorni e le sue condizioni sono disperate. Ma di cosa è accusato Alfredo Cospito. In questo articolo del 14 settembre 2012, la redazione di Globalist aveva raccontato la vicenda che lo vide protagonista, e ve lo riproponiamo dopo quasi 11 anni per capire meglio di cosa si sta parlando in questi giorni.

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La nostra cronaca del 14 settembre 2012

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Si chiamano Nicola Gay, 35 anni, e Alfredo Cospito di 46, i due anarchici fermati a Torino dai Ros dei carabinieri e dalla Digos di Genova. Li stavano cercando dal 7 maggio scorso e la svolta nelle indagini per l’attentato a Roberto Adinolfi, amministratore delegato del’Ansaldo nucleare di Genova, è arrivata stamattina, alle prime luci dell’alba, con l’arresto dei due anarco-insurrezionalisti del Fai, la Federazione anarchica informale che aveva rivendicato l’agguato. Gli inquirenti hanno riferito che i due avevano intenzione di abbandoanre l’Italia tra pochi giorni.

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Per questo forse l’operazione è scattata proprio oggi. A quanto riferiscono gli investigatori, in queste ore sono in corso perquisizioni a Bordighera, Cuneo e Pistoia. Tra gli indagati anche la compagna di Cospito, che però non è stata arrestata. Ulteriori dettagli dell’operazione verranno forniti durante la conferenza stampa, indetta dal procuratore della Repubblica di Genova, che parlerà intorno alle 11.30 a Palazzo di Giustizia.

Ma intanto secondo le prime indiscrezioni, ad incastrare i due attentatori sarebbero state le immagini delle telecamere di sorveglianza e alcune intercettazioni telefoniche. Dalle immagini si vedono i due uomini allontanarsi da via Montello a Genova, il luogo della sparatoria. Ma per incrociare i dati, gli inquirenti si sono serviti anche delle immagini delle videocamere collocate davanti alla caserma dei Nas, nella zona della stazione Brignole. I due si sarebbero tolti il casco, senza accorgersi delle telecamere. Poi la comparazione delle foto segaletiche della Digos.

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Quel lunedì mattina del 7 maggio scorso un uomo con una pistola in mano si era appostato sotto casa del manager dell’Ansaldo. Lo stava aspettando per colpirlo. Quando Adinolfi è uscito dal portone di casa per raggiungere l’automobile che l’avrebbe portato al lavoro, l’uomo gli ha esploso addosso alcuni colpi di pistola gambizzandolo. Poi era fuggito il sella ad uno scooter guidato da un complice. La rivendicazione dell’attentato era arrivata non moltoi tempo dopo alla sede del Corriere della Sera a Milano e il titolo del volantino recitava: “Abbiamo azzoppato Adinolfi”.

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