Qatargate, via libera dall'Italia all'estradizione in Belgio di Silvia Panzeri

La Corte d'appello di Brescia ha dato il via libera all'estradizione in Belgio di Silvia Panzeri, figlia dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri. I legali pronti al ricorso in Cassazione

Qatargate, via libera dall'Italia all'estradizione in Belgio di Silvia Panzeri
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16 Gennaio 2023 - 17.45


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Qatargate, l’inchiesta sulla interferenze di Qatar e Marocco sul Parlamento europeo prosegue: la Corte d’appello di Brescia ha dato il via libera all’estradizione in Belgio di Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri.

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I giudici hanno accolto la richiesta della magistratura belga che a dicembre ha emesso un mandato di arresto europeo nei confronti della figlia di Panzeri e della moglie Maria Colleoni. Per quest’ultima un altro collegio della Corte ha autorizzato la consegna. Le due donne, accusate di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, sono ai domiciliari in Italia. Ora per entrambe l’ultima parola spetta alla Cassazione.

Difesa Panzeri: ha prevalso il principio di fiducia tra gli Stati

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 “Ha prevalso il principio di reciproca fiducia tra stati dell’Unione europea rispetto al diritto di difesa. Avevamo ragioni che potevano essere condivise, e invece non sono state tenute in considerazione” Lo hanno spiegato gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, difensori di Silvia Panzeri, commentando il via libera alla consegna al Belgio della loro assistita. I due legali hanno aggiunto che Silvia Panzeri dovrebbe essere consegnata al carcere Haren, lo stesso dove si trova l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, e che è ritenuto “meno afflittivo” rispetto a quello in cui si trovano Panzeri e il suo ex collaboratore Francesco Giorgi.

“Valuteremo il ricorso”

 I giudici, che hanno letto le motivazioni della loro decisione in aula, come hanno riferito gli avvocati, hanno ritenuto “tuttora esistenti” gli indizi che avevano portato a dicembre alla convalida del mandato di arresto europeo. “Valuteremo il ricorso in Cassazione – hanno concluso gli avvocati -, abbiamo cinque giorni di tempo”.

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