Qatargate, la figlia di Panzeri in aula in attesa del report sulle carceri del Belgio

I difensori avevano presentato un report europeo sullo stato di salute degli istituti penitenziari, hanno chiesto di avere garanzie chiare: documenti per poter appurare che in Belgio siano rispettate le regole rispettate in Italia.

Qatargate, la figlia di Panzeri in aula in attesa del report sulle carceri del Belgio
Antonio e Silvia Panzeri
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2 Gennaio 2023 - 22.14


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Al momento non abbiamo ancora ricevuto le indicazioni richieste dalla corte d’appello di Brescia al ministero della Giustizia sullo stato delle carceri in Belgio». Lo afferma Nicola Colli che, insieme al collega Angelo De Riso, difende Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato del gruppo S&D Pier Antonio Panzeri arrestato a Bruxelles con le accuse di corruzione e riciclaggio nell’inchiesta ribattezzata Qatargate.

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Si tratta di una questione preliminare, affrontata nell’udienza a porte chiuse del 20 dicembre scorso, che ha permesso alla difesa di ottenere un rinvio rispetto alla consegna al Belgio, richiesta legata a un mandato di arresto europeo. I difensori, presentando un report europeo sullo stato di salute degli istituti penitenziari, hanno chiesto (e ottenuto dai giudici della seconda sezione) di avere garanzie chiare: documenti per poter appurare che in Belgio siano rispettate le regole rispettate in Italia. Le risposte saranno centrali nell’udienza di domani che potrebbe essere di semplice rinvio o rivelarsi invece decisiva nel destino giudiziario della 38enne che, insieme alla madre Maria Dolores Colleoni, è stata arrestata, lo scorso 9 dicembre, nell’inchiesta nata a Bruxelles. «Se la documentazione, le cancellerie nel pomeriggio sono chiuse, arriverà in tempo, quindi entro domani mattina, faremo udienza altrimenti chiederemo un rinvio perché quei documenti costituiscono un punto essenziale della discussione» precisa l’avvocato De Riso.

Domani Silvia Panzeri – attualmente agli arresti domiciliari – sarà in aula e, a seconda di come si svolgerà l’udienza, «non si sa» se renderà dichiarazioni spontanee. Per la giustizia belga l’ex europarlamentare del Pd e poi di Articolo 1 è componente di «un’organizzazione criminale» che sarebbe finanziata da Marocco e Qatar, e la figlia (come la moglie) «sembra essere pienamente consapevole delle attività» del marito e sembra «persino partecipare nel trasporto dei `regali´ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia», come si legge nel mandato firmato dal giudice Michel Claise.

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