Parla la moglie di Bossetti dopo la notizia che il gip di Venezia indaga il pm di Bergamo per depistaggio

Letizia Ruggeri è stata iscritta nel registro degli indagati al termine dell'udienza di opposizione all'archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti

Parla la moglie di Bossetti dopo la notizia che il gip di Venezia indaga il pm di Bergamo per depistaggio
Marita Comi e Massimo Bossetti
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2 Gennaio 2023 - 10.18


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“Una vita normale” è quella che continua a sognare Marita Comi, 44 anni, moglie di Massimo Bossetti, che nel carcere di Bollate (Milano) sconta l’ergastolo per l’omicidio della 13enne di Brembate (Bergamo) Yara Gambirasio. A raccontare i giorni e i sogni della donna, che ha sempre creduto nell’innocenza del marito, è suo fratello, che da nove anni le sta vicino, come riferisce Il Giorno. Marita “cerca di tirare avanti, la vita continua – aggiunge il fratello, – ma sa, dopo nove anni, che la sua esistenza non tornerà più normale, quel fatto ha cambiato tutto”.

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“Dopo anni mia sorella vorrebbe tornare a una vita normale – continua il fratello di Marita Comi a Il Giorno – anche se normale non tornerà più e lei lo sa. I figli (21, 18 e 16 anni, ndr) sono cresciuti e seguono la loro strada”.

La moglie di Bossetti, che all’epoca dell’arresto del marito non lavorava ma che gestiva le fatture da muratore del capofamiglia, aveva trovato un posto in una ditta di pulizie. Ed è lì che rimane.

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Continua ad essere convinta dell’innocenza del marito, Marita Comi, e, dopo anni, resta ferma sulla sua posizione di allora. “Lo avrei lasciato”, aveva assicurato all’epoca, quando le veniva chiesto se avesse mai dubito del suo uomo, il padre dei suoi figli e suo compagno di vita.

A disporre tale misura a carico di Letizia Ruggeri è stato il gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, al termine dell’udienza di opposizione all’archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti del presidente della Corte d’assise di Bergamo e di una cancelliera. La vicenda riguarda la conservazione di reperti dell’inchiesta che ha portato all’ergastolo il muratore di Mapello.

L’unico provvedimento adottabile – La trasmissione degli atti alla procura perché proceda all’iscrizione nel registro degli indagati del pm Letizia Ruggeri, che non era mai stata indagata, per il gip è l’unico “provvedimento adottabile” al termine dell’udienza di opposizione all’archiviazione per il presidente del Corte d’Assiste di Bergamo e di una cancelliera.

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L'”opposizione” dei legali – Questo a fronte di una “denunzia querela e in un atto di opposizione” presentato dai legali di Bossetti Claudio Salvagni e Paolo Camporini “in buon parte indirizzati nei riguardi proprio” del pm che condusse le indagini e sostenne l’accusa nel processo a Bergamo che portò la condanna all’ergastolo di Bossetti.

“Necessario approfondimento” – La trasmissione degli atti al pm di Venezia per procedere all’iscrizione serve per “permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente” che richiedono “un necessario approfondimento”, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa”. Sono invece archiviate le posizioni del presidente della Core d’Assise Giovanni Petillo e della cancelleria della Corte d’assise di Bergamo. 

Il procuratore di Bergamo: “Sorpreso” – Il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, si è detto “francamente sorpreso che dopo tre gradi di giudizio, dopo sette rigetti dei giudici di Bergamo sia all’analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reparti e dei campioni residui di dna” vi sia stata l’iscrizione nel Registro degli indagati del pm. Il magistrato è sorpreso che “si imputi ora al pm il depistaggio riguardo la conservazione delle provette dei residui organici”, dopo che “nei tre gradi di giudizio era stata respinta la richiesta difensiva di una perizia sul Dna, dopo la definitività della sentenza sopravvenuta nell’ottobre 2018 che ha accertato la colpevolezza dell’autore dell’omicidio di Yara, e dopo che era passato più di un anno da tale definitività”. 

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I residui organici – I 54 residui organici, erano “rimasti regolarmente crio-conservati in una cella frigorifera dell’istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il Codice di procedura”, ricorda il capo della Procura orobica.

L’accesso alle provette – “Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la Corte d’Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l’accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l’archiviazione della posizione del presidente della Corte d’Assise di Bergamo e di una cancelliera in seguito alla denuncia per depistaggio, e dopo che la Corte d’Assise di Bergamo aveva disposto la trasmissione degli atti a Venezia per la valutazione delle accuse di illegalità che la difesa di Bossetti aveva avanzato nei confronti della Procura di Bergamo”, conclude Chiappani.

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