Caltanissetta, la famiglia di Borsellino: "Sul depistaggio di via d'Amelio lo Stato recuperi la dignità"

Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia Borsellino, di fronte ai tre poliziotti accusati di calunnia grave: " Dopo trent'anni abbiamo appreso che c'era un covo di vipere in procura a Palermo"

Caltanissetta, la famiglia di Borsellino: "Sul depistaggio di via d'Amelio lo Stato recuperi la dignità"
Paolo Borsellino
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20 Maggio 2022 - 12.58


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Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia Borsellino nel processo a Caltanissetta, è duro e attacca le istituzioni sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio: “Il processo mafia e appalti è ancora una piaga. È stata trattata come una normale inchiesta come `Mani pulite´ al nord. Un’archiviazione assurda che è stata nascosta al giudice Borsellino. Quell’archiviazione grida vendetta perché è stata fatta senza una motivazione. Archiviazione che avviene mentre il giudice Borsellino doveva essere ancora tumulato”.

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“Giammanco è importante – ha proseguito – dopo trent’anni abbiamo appreso che c’era un covo di vipere in procura a Palermo. Vengono ripercorsi gli anni novanta, il clima che si respirava nella procura guidata da Giammanco che viene interrogato perché Lipera gli sfugge di mano e va parlare con Catania dove c’era Lima. C’era tutto in quell’indagine. Come si spiega la telefonata alle 7 del mattino di quel 19 luglio, quasi ad annunciare la strage?”.

Durante la discussione l’avvocato Trizzino si è soffermato sull’attività del gruppo investigativo. “Questo è un momento doloroso – ha detto il legale della famiglia Borsellino – non è facile prendere atto che componenti della polizia di Stato, che hanno visto cadere sul campo i propri colleghi, hanno fatto questa scelta: dovevate profondere un diverso impegno e non farvi coinvolgere in questo disegno criminale che è stato il depistaggio di via d’Amelio. Nella famiglia Borsellino non c’è desiderio di vendetta ma il desiderio che questi uomini possano riposare in pace. Cercate di recuperare la dignità, diceva Giovanni Falcone”, ha aggiunto rivolgendosi ai tre imputati davanti al tribunale di Caltanissetta Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei.

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