Covid, Miozzo (Cts): "Fare più tamponi e allentare le restrizioni"

Il coordinatore del comitato tecnico scientifico: "La comunicazione istituzionale deve indurre un senso di responsabilità per ricordare che non siamo completamente fuori dall'epidemia ma che stiamo uscendo dall'emergenza"

Covid, Miozzo (Cts): "Fare più tamponi e allentare le restrizioni"
Agostino Miozzo
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7 Febbraio 2022 - 09.35


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In Italia il Covid sta arretrando, e addirittura si sta pensando di allentare la presa: anche perché ”la situazione è diventata pesante, la gente è stanca e la situazione lo consente, ma allo stesso tempo la comunicazione istituzionale deve indurre un senso di responsabilità per ricordare che non siamo completamente fuori dall’epidemia ma che stiamo uscendo dall’emergenza”.

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Così alla Stampa il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, secondo cui ”sarebbe comprensibile” allentare le restrizioni anche nelle scuole. ”Sono sempre stato un fautore degli obblighi vaccinali – ha aggiunto – Non è stato possibile introdurli per tante ragioni. Il Green Pass e le regole decise del governo sono utili per incentivare il percorso vaccinale e vanno considerate come il libretto giallo delle vaccinazioni che in passato bisognava avere insieme con il passaporto quando si andava all’estero. Lo si portava senza porsi troppi problemi sulle libertà individuali. La scelta di utilizzarlo per accedere nei ristoranti, nei bar e negli altri luoghi dove è richiesto ci ha aiutato a uscire dalla pandemia, mi sembra giusto mantenerla almeno fino al 31 marzo, scadenza dello stato di emergenza”.

”A quel punto – ha proseguito Miozzo – il governo valuterà sulla base di diversi parametri se sarà il caso di mantenere in vigore gli obblighi di Green Pass. Ricordiamo però che a differenza di altri Paesi l’Italia ha avuto un approccio prudente di tutela della salute dei cittadini. Credo che sia giusto continuare così, non dobbiamo diventare all’improvviso inglesi. Quanto alla gestione dei contagi nelle scuole, mi sembra che sia necessaria una laurea in Filosofia della scienza per comprendere e applicare le disposizioni. Immagino i professori, i dirigenti di istituto e i genitori che si devono orientare in questa complessità che è assolutamente ingovernabile e non gestibile. Nella gestione del Covid a scuola siamo ancora a ‘carissimo amico’. Il problema va affrontato dando autonomia alle scuole nel governo della salute. Ci vuole un sistema sanitario dedicato, tornando al medico scolastico oppure, poiché i medici sono preziosi, basterebbero degli infermieri per garantire un adeguato sistema di tracciamento. In tutti gli altri Paesi dell’Ue gli studenti si sottopongono anche a due tamponi a settimana. In Italia invece il tracciamento sembra una sfida insormontabile. Com’è possibile delegare alla famiglia l’onere in termini di tempo e denaro dei tamponi e dell’auto-sorveglianza? È un incubo”.

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Riguardo alla didattica a distanza, ha detto ancora Miozzo, ”la presenza dei ragazzi in classe deve essere imposta, la Dad deve diventare un momento straordinario, non può essere un escamotage per affrontare problemi antichi che restano irrisolti. Oltre alla Dad adesso si parla di Dad e di didattica mista, una cosa cervellotica. È un sistema fuori dal mondo che peserà moltissimo su questa generazione. Nelle classi il problema non è l’assenza di impianti ventilazione dopo due anni di Covid. Sono costosi, complessi, difficili da installare in scuole che spesso sono in edifici antichi. Il problema è che dopo due anni ancora ci sono decine di migliaia di classi sovrabbondanti e nulla si fa per risolvere il problema. Se ci fossero meno studenti nelle classi avremmo risolto anche il problema della ventilazione”.

Infine è intervenuto sulla differenza di trattamento nelle classi tra chi è vaccinato e chi non lo è: ”La discriminazione in ambito scolastico non mi piace. Bisogna evitarla utilizzando un monitoraggio costante attraverso tamponi a tappeto. A scuola sono state ridotte le quarantene, sono valutazioni di carattere politico che mi pare abbiano poco di scientifico. Non mi sembra che il Cts si sia espresso su questo aspetto. Bisogna certamente comprendere che siamo in emergenza e che nelle scuole quando si uscirà dall’emergenza coronavirus si passerà a un’emergenza sociale che vedrà esplodere la rabbia e la contestazione. Fanno bene i ragazzi a protestare, se avessi 50 anni di meno scenderei in piazza anch’ io. Stiamo mettendo una palla di piombo ai loro piedi. Ricordo che ci sono liceali che hanno fatto due terzi del loro percorso tra Dad e altre forme di didattica strane”.

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