Il prof 'no pass' insiste: "I no-vax discriminati come gli ebrei"

Gandolfo Dominici, professore associato di Economia di gestione delle imprese all'Università di Palermo: "Quando parliamo di persecuzione degli ebrei non dobbiamo pensare solo ad Auschwitz"

Il prof 'no pass' insiste: "I no-vax discriminati come gli ebrei"
Il posto rilanciato da Gandolfo Dominici,
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28 Gennaio 2022 - 19.27


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Gli ebrei, ai tempi di Hitler, Mussolini e dei regimi di estrema destra loro alleati, venivano sterminati, deportati, fatti finire nelle camere a gas e nei forni crematori, usati come schiavi e cavie umane.

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Non andavano nei salotti tv a parlare di dittatura, non andavano in piazza protestare scortati dalla polizia e non rilasciavano interiate ai giornali. 

Venivano uccisi e basta.

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 I non vaccinati come gli ebrei. “Le analogie ci sono. Siamo davanti a una discriminazione delle minoranze”. Gandolfo Dominici, professore associato di Economia di gestione delle imprese all’Università di Palermo, noto per le sue posizioni no green pass, da tempo ha avviato una battaglia contro il certificato verde e per la libertà di scelta nella vaccinazione anti-Covid.

“Quando parliamo di persecuzione degli ebrei non dobbiamo pensare solo ad Auschwitz – dice -. Prima di arrivare alla ‘soluzione finale’, ai campi di concentramento, ci furono anni e anni di discriminazioni graduali. Un decreto alla volta. E’ un po’ quello che sta accadendo adesso nei confronti di chi non è vaccinato, una minoranza che viene discriminata mediaticamente e nei decreti del Governo. Se togliamo la parola ‘ebrei’ e mettiamo ‘non vaccinati’ è tale e quale”.

Per il prof, che lo scorso autunno ha tenuto un convegno all’Assemblea regionale siciliana e che nelle piazze di Palermo e Catania ha spiegato a no vax, scettici e no pass la sua teoria sul ‘Draghistan’, il “regime totalitario” in cui è lentamente scivolato il Paese, i vaccini “non sono l’acqua santa come ci è stato propinato dalla propaganda”.

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Già nel febbraio del 2020 il docente universitario aveva visto “un bombardamento di paura non giustificato dalla gravità dei numeri del contagio”, assicura, sottolineando che “il Covid non è influenza, è una malattia grave, soprattutto per alcune fasce della popolazione, ma non è certo l’ebola. Eppure, già prima del lockdown c’era una bomba di propaganda fortissima”.  “Io non sono contro il vaccino, ma contro l’obbligo – puntualizza Dominici, che, però, non si è vaccinato -. Il movimento ‘no pass’ è per la libertà di scelta”. Insomma, non bisogna vietare il vaccino, ma, “in quanto terapia farmacologica, deve essere libero, perché lo Stato non può certo disporre del mio corpo”.

Per Dominici quella che in questi mesi è andata avanti è “un’operazione propagandistica”. “Che il vaccinato potesse contagiare non è una novità – spiega -, la stessa Pfizer non ha mai detto che il vaccino prevenisse l’infezione da Sar Cov2, ma solo i sintomi della malattia. Cosa che diciamo da tempo sulla base non di illazioni ma di documenti ufficiali. Che poi nelle televisioni sia stata raccontata tutta un’altra storia, dando per certezza una speranza, è un altro discorso”.

 E il parere dei medici sull’utilità del vaccino? “Ce ne sono tanti che dicono il contrario, non è detto che quelli che vanno in un talk show televisivo siano i più bravi”. Insomma, taglia corto il prof no pass, “si sono attribuiti a questi vaccini delle qualità che non hanno. Sono vaccini imperfetti, possono prevenire i sintomi, ma non il contagio. E un po’ come per i vaccini antinfluenzali, mica non hanno debellato l’influenza…”.

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Lui il Covid lo ha preso. All’ultima ondata. “Ne sono uscito una settimana fa – racconta -. Non ho avuto neppure una linea di febbre, solo tre giorni di stanchezza e un po’ di tosse. Conosco gente con tre dosi che sta malissimo. Certo la mia esperienza statisticamente non ha rilevanza… Ma questa estate abbiamo visto ragazzi vaccinati ammalarsi con la variante Delta”.

Adesso il green pass lo ha scaricato, ma, giura, lo userà solo per “le cose di stretta necessità, per lavorare, per spostarmi se devo fare un viaggio, non di certo per andare a prendere il caffè al bar”. Perché è “assurdo che io debba mostrare un lasciapassare per esercitare un mio diritto. La Costituzione non lo prevede. Piuttosto sono pronto a espatriare se questa situazione dovesse continuare”. Resta l’amarezza per un “Paese spaccato”, ma il problema sono “i ‘pro vax’ che vogliono che la propria scelta sia imposta agli altri”. In questi mesi la “discriminazione”, assicura l’ha subita sulla sua pelle. “Sono stato oggetto di insulti anche da parte di miei colleghi. Qualcuno l’ho querelato”.

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