Gli zii paterni di Eitan: "Confidiamo nei giudici, è stato rapito"
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Gli zii paterni di Eitan: "Confidiamo nei giudici, è stato rapito"

I parenti italiani sono in l' attesa per l'udienza di giovedì a Tel Aviv, fissata dopo l'istanza della zia che ha chiesto il rientro immediato in Italia del bambino.

Eitan con un familiare
Eitan con un familiare
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21 Settembre 2021 - 19.04


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La famiglia paterna di Eitan aspetta con pazienza l’intervento della giustizia, tale da mettere fine a questo drammatico caso in cui è coinvolto, lo ricordiamo, un bambino orfano a causa della sciagura del Mottarone lo scorso 23 maggio.
“Attendiamo l’udienza e confidiamo nei giudici che decidano sulla base della Convenzione dell’Aja sui rapimenti internazionali di minori”.
Così gli zii paterni di Eitan, Or e Aya, stanno vivendo l’attesa per l’udienza di giovedì a Tel Aviv, fissata dopo l’istanza della zia che ha chiesto il rientro immediato in Italia del bambino. Eitan, unico superstite della tragedia del Mottarone, è stato portato in Israele dal nonno materno Shmuel.  
Mentre la nonna materna Etty e anche la zia materna Gali, che ha pure chiesto di potere adottare in Israele il bimbo, continuano a ripetere nelle varie interviste rilasciate in questi giorni e in queste ore che il piccolo deve rimanere “in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano” e sostengono che è “contento” di stare con loro, gli zii paterni non vogliono alimentare questo scontro “sulla pelle del bambino”, fatto anche di dichiarazioni da parte del ramo materno che riportano presunte parole dello stesso minore.
Un bimbo, ripetono gli zii paterni, che ha già subito “traumi e una gravissima tragedia” nella sua breve vita e che deve essere soltanto “curato e seguito al meglio”.
E mentre il ramo materno, in modo compatto, continua a negare che si sia trattato di un rapimento, sostenendo che Eitan è stato riportato a casa, Aya e Or sperano che i giudici riconoscano che è stato portato via illegalmente e decidano, così come sancito dalla Convenzione dell’Aja, che il bambino torni a Pavia, nella casa dove viveva e con la zia a cui era stato affidato dai giudici italiani.
Aya ha avuto modo di parlare col bambino in questi giorni al telefono e con videochiamate e anche Or dovrebbe riuscire ad essere presente all’udienza di giovedì.
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