Il terribile racconto dell'assassino: "Ho lasciato cadere Samuele poi sono andato a farmi un pizza"

Il Mariano Cannio, il 38enne accusato dell'omicidio del piccolo, precipitato nel vuoto venerdì a Napoli. Successivamente l'uomo ha parlato di un giramento di testa mentre teneva il bambino in braccio"

Balcone dal quale è caduto il piccolo Samuele
Balcone dal quale è caduto il piccolo Samuele
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20 Settembre 2021 - 18.36


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Una testimonianza terribile e straziante per i genitori e tutti coloro che hanno voluto bene al piccolo.

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“L’ho preso in braccio, mi sono sporto e l’ho lasciato cadere giù. Poi sono andato a mangiarmi una pizza”. E’ l’agghiacciante racconto fatto agli inquirenti da Mariano Cannio, il 38enne accusato dell’omicidio del piccolo Samuele, precipitato nel vuoto venerdì a Napoli. Una deposizione sommaria visti anche i problemi psichici dell’uomo che svolgeva lavori domestici per la famiglia del bimbo morto.

“Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone… giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo”.

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Mariano Cannio ha raccontato in maniera confusa quanto accaduto venerdì. Sul marciapiede c’era il corpo del piccolo Samuele, di soli 4 anni, e il 38enne si è subito allontanato: “Sono fuggito a casa e – ha poi aggiunto –  sono andato a mangiare una pizza nella Sanità”. 

Poi cambia versione: “Ho avuto un capogiro” – Successivamente, nelle dichiarazioni che ha reso venerdì sera alla presenza del suo difensore d’ufficio, Mariano Cannio ha cambiato leggermente versione e ha detto di avere avuto un capogiro prima di lasciar cadere Samuele nel vuoto: “Fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto”.

Confermato il fermo, c’è pericolo di fuga – Cannio riferisce, di avere poi fatto ritorno nella sua abitazione dopo la tragedia: “Mi sono steso sul letto – ha aggiunto – e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo ed ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato”. Il gip Valentina Gallo ha convalidato il fermo nei suoi confronti e disposto il carcere per Cannio, ha ravvisato il pericolo di fuga: il 38enne, infatti, non è stato rintracciato nella sua abitazione ma in un altro appartamento dove i poliziotti sono riusciti a entrare, ma solo grazie ad un espediente. Inizialmente Cannio ha simulato di non essere presente. Per capire se fosse in casa o meno, dopo avere bussato reiteratamente alla porta senza riscontro, hanno infilato una bolletta dell’Enel sotto la porta che, qualcuno, dall’interno ha poi prelevato. Così si sono accorti della sua presenza. 

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