Il perito sulla morte di Luana D'Orazio: "Orditoio manomesso e sette secondi agonia"

Nella relazione depositata la settimana scorsa dal consulente della Procura si legge che l'apparecchio è stato volutamente montato in modo non conforme e senza protezioni per aumentare la produzione

Luana D'Orazio
Luana D'Orazio
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19 Settembre 2021 - 10.36


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Ancora una volta la sete di profitto ha offuscato le menti di coloro che dovevano far rispettare le più basilari norme di sicurezza di un impianto meccanico.  
Manomissioni continue e sette secondi di agonia. Così è morta Luana D’Orazio, la giovane madre di 22 anni, stritolata dalla macchina alla quale lavorava, in un’azienda tessile di Montemurlo. Nelle 69 pagine della relazione depositata la settimana scorsa dall’ingegner Carlo Gini, incaricato dalla Procura di esaminare il macchinario, emerge una verità raccapricciante: l’apparecchio è stato montato in modo non conforme probabilmente per abbattere i tempi di produzione. 
Il perito ha infatti rilevato la presenza di una staffa sporgente (e non protetta) che avrebbe di fatto trascinato la ragazza in una morsa. “La macchina presentava una evidente manomissione con un altrettanto evidente nesso causale con l’infortunio”, scrive l’ingegnere Gini.
“La funzione di sicurezza della saracinesca era stata completamente disabilitata per cui l’operatore poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcuna protezione”.
Secondo la relazione la manomissione dei macchinari era una “consuetudine di lavoro”, tanto che “la saracinesca non veniva abbassata da tempo”. A provarlo, “varie ragnatele che si erano andate a formare tra le parti fisse e quelle mobili”.
I tempi e la dinamica
La trazione su tre elementi dell’abbigliamento di Luana ( fuseaux, maglietta e felpa) “cattura il corpo in una sorta di abbraccio mortale”. Solo sette secondi dopo l’incidente qualcuno spegne l’orditoio.
“Una persona che si trovava nella stessa porzione del capannone dove sono presenti le macchine oggetto di accertamenti – si legge ancora – ma che non si trovava in prossimità della macchina oggetto di infortunio”. La distanza percorsa dal primo soccorritore viene stimata tra i 17 e i 30 metri.
La rabbia dei genitori
“Non ci sono parole – piange  Emma Marrazzo, mamma di Luana –  come si può morire così nel 2021. Se l’azienda avesse preso tutte le precauzioni mia figlia sarebbe ancora qui, devono prendere coscienza”.
Le indagini
La procura di Prato prosegue gli accertamenti. Da chiarire anche le mansioni della ragazza perché era un’apprendista e per contratto avrebbe dovuto essere guidata da un tutor.
Al momento sono 3 le persone indagate, la titolare dell’azienda tessile Luana Coppini, il marito Daniele Faggi (per la procura “amministratore di fatto” della ditta) e l’addetto alla manutenzione Mario Cusimano, accusati di omicidio colposo e rimozione delle tutele antinfortunistiche.

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