Come sia riuscito a dormirci sopra per tutti questi anni, non si sa.
Resta il fatto che adesso questa confessione potrebbe aprire nuove interpretazioni sulla strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984.
È rimasta celebre come la “Strage di Natale”. Fu il treno rapido 904, proveniente da Napoli, a essere colpito da una violentissima esplosione – con 16 morti e diversi feriti.
Finora i processi non hanno individuato colpevoli, la Commissione parlamentare d’inchiesta ha concluso che la strage è stata organizzata da esponenti di vertice di Cosa Nostra per “allentare momentaneamente la morsa repressiva e investigativa” con l’aiuto di altre organizzazioni criminali.
Ora un collaboratore di giustizia, un pentito di camorra, Maurizio Ferraiuolo, ha spiegato ai pm di Napoli dettagli finora inediti. A darne notizia è il Mattino. Si assume la responsabilità di aver guidato l’auto con cui venne trasferito l’esplosivo che servì alla strage. “Ho guidato la Bianchina” ha detto Ferraiuolo, che nel 1984 aveva 10 anni.
“Ricordo perfettamente che una sera del dicembre 1984 mio zio Mario Ferraiuolo prelevò una valigia – che conteneva l’esplosivo poi messo sul treno – che teneva custodita all’interno di una vecchia Bianchina 600 van bianca, tipo familiare, e cioè con i finestrini chiusi dietro” … “Io che avevo poco più di 10 anni guidavo la Bianchina, dove c’era nascosta la valigia con l’esplosivo, e fui io a portarla fino al bar Mexico, scortato da altre due auto”… “Rimasi nella Bianchina, mio zio Mario prelevò la borsa e assieme a (omissis) si avviò all’interno della stazione centrale, dopo poco tornarono indietro senza valigia”.
