No ai vaccini: 300 operatori sanitari fanno ricorso al tar contro l'obbligo

L'udienza si terrà il 14 luglio prossimo a Brescia. "Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio"

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3 Luglio 2021 - 18.36


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Incredibile che si tratti di persone che per lavoro (e si spera per vocazione) devono aiutare i malati e i più indifesi.
 Sono circa trecento gli operatori sanitari e medici di Cremona, Brescia, Bergamo e Mantova, che hanno fatto ricorso al Tar di Brescia per chiedere l’annullamento dell’obbligo vaccinale. L’udienza si terrà il 14 luglio prossimo.
 “Non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione” spiega l’avvocato Daniele Granara che ha presentato il ricorso, come scrive ‘Il Giornale di Brescia’.
“L’Italia – si legge nelle pagine del ricorso – è l’unico Paese dell’Unione Europea a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione della Sars-CoV-2”.
Il ricorso, si spiega ancora, “si fonda sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito ad un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita”.
 Il ricorso è stato presentato contro Ats Bergamo, Ats Brescia, Ats Val Padana e Ats Montagna. Per il legale dei 300 medici e infermieri “non sono ancora note le potenzialità dei vaccini sotto il profilo della loro capacità di impedire la trasmissione del virus, la capacità di impedire la contrazione della malattia e la durata temporale dell’efficacia preventiva, dall’altro, che non sono ancora note le conseguenze, soprattutto a lungo termine, derivanti dalla somministrazione dei vaccini”.
Ciononostante, viene sottolineato nel ricorso, “il Legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi ad uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi”.

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