Caso Moro: la procura di Roma fa perquisire l'ex brigatista Persichetti
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Caso Moro: la procura di Roma fa perquisire l'ex brigatista Persichetti

Sul sequestro e la morte del presidente della Dc c'è ancora un filone aperto: l'ex br indagato per associazione sovversiva

Aldo Moro
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12 Giugno 2021 - 09.24


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Una storia che non sembra aver mai fine e che vede da sempre il confronto tra due fronti: coloro che sottolineano i misteri sul sequestro e la morte del presidente della Dc e coloro che dicono che tutto è stato chiarito.
Adesso su richiesta della Procura di Roma gli agenti della Digos hanno proceduto nei giorni scorsi alla perquisizione dell’ex brigatista Paolo Persichetti. L’attività istruttoria si colloca nell’ambito del filone ancora aperto a piazzale Clodio relativo al caso Moro.
Persichetti è iscritto nel registro degli indagati, nel procedimento coordinato dal sostituto Eugenio Albamonte, per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo e favoreggiamento.
La difesa di Persichetti: accusa costruita a tavolino
”La ricerca storica in uno Stato democratico e repubblicano non deve e non può essere un affare di polizia”. 
Lo afferma  l’avvocato Francesco Romeo, difensore dell’ex Br Paolo Persichetti, indagato dalla Procura di Roma per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo e favoreggiamento, nei cui confronti l’8 giugno scorso è anche scattata una perquisizione nell’ambito di una nuova inchiesta legata al caso Moro. In particolare, sotto i riflettori degli inquirenti, c’è la divulgazione di materiale riservato “acquisito e/o elaborato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro”.
”Persichetti viene accusato del reato di associazione sovversiva, che sarebbe in corso dal 2015 a oggi, è una cosa fuori dal mondo – sottolinea il difensore – un’associazione sovversiva che in questi anni non ha compiuto alcun atto.
Si tratta di un’accusa fantasiosa, costruita a tavolino” conclude l’avvocato Romeo che ha presentato ricorso al Riesame contro il sequestro di telefoni cellulari e altro materiale informatico. Un sequestro, afferma, ”che riteniamo arbitrario”.

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