Daniela Molinari: "Sono nata da una violenza e capisco che mia madre non voglia incontrarmi ma è la mia unica speranza"
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Daniela Molinari: "Sono nata da una violenza e capisco che mia madre non voglia incontrarmi ma è la mia unica speranza"

L'infermiera 48enne al Corriere della Sera: "Se nel suo percorso di elaborazione dovesse servire un mio abbraccio io sono disponibile a restituirglielo”

Daniela Molinari
Daniela Molinari
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18 Maggio 2021 - 09.33


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Dopo i ripetuti appelli alla madre biologica, che ha inizialmente esitato, Daniela Molinari potrà continuare le cure sperimentali.
La madre si sottoposta a un prelievo che permetterà alla Molinari di poter avere una speranza di guarigione.
Daniela Molinari è stata lasciata appena nata sulla soglia dell’orfanotrofio delle suore di Rebbio, in provincia di Como.
Era il 26 marzo del 1973 e della donna che l’aveva abbandonata, Daniela non ha avuto più notizie, sino al giorno in cui non è stata lei stessa costretta a cercarla.
La 48enne infermiera lombarda malata di tumore ha provato a mettersi in contatto con la mamma naturale, perché la sua mappatura genetica potrebbe permetterle di accedere a una cura sperimentale. Lei inizialmente ha rifiutato di aiutarla. 

Daniela ricorda quel momento con il Corriere della sera:
“Sono stata il frutto di una violenza. Ho provato a immaginare il suo dolore ma ormai l’unica speranza di sopravvivere non ce l’avevo più. Mi sono chiesta se il diritto all’anonimato di una persona potesse superare il diritto alla vita di un’altra”

Daniela ha cominciato a rilasciare interviste e lanciare appelli, nella speranza che la madre potesse ascoltarla e cambiare idea.
Così è stato: il Tribunale dei minori di Milano l’ha informata che il 3 maggio la signora si è sottoposta al prelievo.
Dopo 45 giorni saprà se potrà proseguire con la terapia sperimentale, probabilmente il 6 giugno.

“In qualche modo farò, non mi voglio arrendere” ha detto commossa, con un filo di fiato mentre è attaccata a una bombola d’ossigeno. Poi guarda nella telecamera e rivolge un ultimo appello alla signora che forse le ha consentito di restare aggrappata alla vita: “Un’immagine da mettermi nel taschino io non ce l’ho. Nonostante tutto l’aspetto. Se nel suo percorso di elaborazione dovesse servire un mio abbraccio io sono disponibile a restituirglielo”

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