Morte di Luana: agli atti la foto di una ragnatela sulla protezione dell'orditoio

Forse la persiana di sicurezza era sollevata da tempo e aveva smesso di fare il suo lavoro: sollevarsi quando la macchina era ferma e abbassarsi quando era in movimento per proteggere gli operai.

Il murale di Luana D'Orazio
Il murale di Luana D'Orazio
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15 Maggio 2021 - 09.11


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L’incidente sul lavoro di Luana D’Orazio potrebbe essere stato causato da un malfunzionamento di un macchinario dell’azienda in cui lavorava.

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 C’è una fotografia agli atti dell’inchiesta sulla morte della giovane pistoiese di 22 anni risucchiata il 3 maggio scorso da un orditoio in una fabbrica tessile di Montemurlo (Prato) mentre era al lavoro, che potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la dinamica dell’incidente.

Si tratta dell’immagine di una grossa ragnatela ritrovata su una colonna laterale del macchinario dove scorre la barriera di protezione, quella che avrebbe dovuto impedire a Luana di avvicinarsi quando la macchina era in funzione.

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La presenza di quella fitta tela tessuta con pazienza da un ragno – rivela il “Corriere Fiorentino” – indicherebbe che la persiana di sicurezza era sollevata da molto tempo e, quindi, aveva smesso di fare il suo lavoro, quello di sollevarsi quando la macchina era ferma e abbassarsi quando era in movimento per proteggere gli operai.

Il sospetto della Procura è che quel meccanismo sia stato manomesso per semplificare le procedure.
Sarà adesso la consulenza che la Procura ha affidato nei giorni scorsi a stabilire se le cose siano andate esattamente così ed eventualmente da quanto tempo i dispositivi di protezione fossero stati disattivati.
Sotto sequestro, subito dopo l’incidente che ha portato via Luana, madre di un bambino di soli 5 anni, è finito anche un secondo macchinario dell’azienda che, ironia del destino, si chiama come lei: “Orditura Luana”.

Si tratta di un macchinario gemello a pochi metri di distanza da quello che ha intrappolato Luana, anche quello ritrovato con la saracinesca di sicurezza sollevata.

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Bisognerà adesso capire se nell’azienda fosse una pratica abituale lavorare senza dispositivi di protezione.

La Procura guidata da Giuseppe Nicolosi all’indomani della tragedia ha iscritto sul registro degli indagati la titolare dell’azienda Luana Coppini e il responsabile della manutenzione Mario Cusimano (non è un dipendente della ditta) non solo con l’accusa di omicidio colposo ma anche per il reato di rimozione dolosa di dispositivi di protezione contro gli infortuni.

Gli inquirenti hanno sequestrato i due orditoi per poter compiere un confronto tra macchinari e accertare se fossero stati entrambi manomessi per funzionare senza protezione.

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Il primo ad essere analizzato dal consulente della Procura è stato l'”orditoio gemello” e sarebbe emersa un’«alterazione» già a un primo esame.

In altre parole, il macchinario avrebbe funzionato anche con la gabbia di sicurezza alzata. Ipotesi avanzata anche per il dispositivo che risucchiò la giovane operaia, ma a cui potrà dare conferma solo il consulente della Procura. E non sarà impresa agevole: per funzionare, l’orditoio dovrà essere nuovamente assemblato, dato che i vigili del fuoco lo avevano smontato per estrarre il corpo della donna.

Non è escluso che all’esame partecipino anche i tecnici dell’azienda costruttrice, la tedesca Karl Mayer. Ma per ottenere le prime risposte occorrerà attendere sessanta giorni.

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Gli accertamenti saranno preziosi anche per ricostruire la dinamica precisa dell’incidente.

Procura e difesa collocano l’infortunio di Luana in due fasi diverse della lavorazione. Gli inquirenti, riferisce il “Corriere Fiorentino”, ritengono che l’operaia sia rimasta incastrata nella fase finale della lavorazione della macchina, i legali invece reputano che Luana sia stata inghiottita dall’orditoio nel momento in cui con l’aiuto dei pedali ha avviato il subbio, il grande cilindro che avvolge il filo.

Solo ipotesi al momento, che ancora attendono conferma.

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