Mattarella ricorda Marco Biagi: "Il fanatismo e l'odio portano sempre al declino"

A diciannove anni dalla morte dell'accademico per mano delle Brigate Rosse, il presidente della Repubblica esprime vicinanza alla famiglia

Marco Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse
Marco Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse
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19 Marzo 2021 - 11.36


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Sono passati diciannove anni dalla morte dell’accademico Marco Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse nel 2002.

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha voluto ricordare con un messaggio: “Il terrorismo è stato sconfitto dall’unità del popolo italiano e dalla consapevolezza che la libertà e i principi sanciti dalla Costituzione restano la cornice indispensabile di ogni progresso civile e sociale”.

“Il fanatismo e l’odio – spiega il Capo dello Stato – portano sempre all’imbarbarimento e al declino: è questa una lezione che viene dai momenti più difficili della nostra storia e che mai va dimenticata”. 

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“L’agguato e la morte per mano assassina di Marco Biagi – sottolinea il Presidente Mattarella – hanno impresso nella memoria della nostra comunità nazionale un segno profondo che non può essere cancellato. Nel giorno dell’anniversario il primo pensiero di intensa solidarietà è rivolto alla signora Marina Orlandi Biagi e ai familiari, costretti a sopportare negli anni il dolore più straziante, e tuttavia capaci, insieme ad amici e colleghi del professor Biagi, di proseguire la ricerca da lui iniziata e di svilupparne riflessioni e studi rendendo sempre più ampio e approfondito il confronto sui temi del diritto del lavoro e delle relazioni industriali. Proprio questo i terroristi volevano colpire: lo studio delle trasformazioni economiche e sociali, la libera discussione orientata alle migliori scelte politiche e legislative, l’incessante ricerca di punti di equilibrio tra i molteplici interessi al fine di garantire sviluppo e coesione sociale”.

“Nel delirio ideologico della banda brigatista – aggiunge il capo dello Stato – dovevano essere spezzati quei fili che collegavano le Istituzioni alla società, le decisioni politiche al necessario fondamento di competenze, di confronto intellettuale, di connessione con le aspirazioni delle parti sociali. Come Biagi furono barbaramente uccisi Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli, Massimo D’Antona che non possiamo non ricordare insieme, perché li accomunavano la passione negli studi e la generosità dell’impegno pur nelle differenze che rendono viva la democrazia”.

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