Studenti e studentesse ventenni fanno sex working per potersi pagare l’Università: "Ci sentiamo liberi"

Tre giovani ragazze, in un’intervista al Corriere della sera: “Continueremo per altri quattro o cinque anni. I soldi ci serviranno per fondare una start up o aprire un negozio tutto mio, invece che restare disoccupate”

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18 Marzo 2021 - 14.35


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In un’intervista al Corriere della sera, una giovane studentessa ventenne, universitaria fuori sede iscritta alla facoltà di Economia ha raccontato la sua storia:

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“Io, studentessa, escort per pagarmi l’università da due anni: guadagno fino a 6 mila euro al mese, 5 anni e poi smetto. Non è prostituzione ma sex working”.

La giovane con “una storia comune e per niente ai margini” – dice il Corriere – racconta:

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“In strada ci sono le vittime della tratta, noi facciamo tutta un’altra cosa. Ci iscriviamo sui siti di incontri e ci proponiamo come sugar baby. Vendiamo esperienze e non c’è disparità di potere perché noi abbiamo la giovinezza, loro il denaro”.

Non appuntamenti in web cam, ma incontri reali che possono durare uno o più giorni e che, a volte, prevedono anche trasferte: ecco cosa fanno la studentessa di Economia, la sua coinquilina che frequenta il Conservatorio e un amico di Scienze politiche. 

“Ma cosa c’è di diverso dal subire una violenza, nell’offrire il proprio corpo?”, chiede il Corriere. I tre giovani rispondono:

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“Ci assumiamo un rischio quasi imprenditoriale, liberi di smettere in qualunque momento. Mai accetteremmo di farci controllare da altri, anche se a volte capita che qualcuno si faccia avanti dicendo di volerci proteggere”.

La studentessa di Economia afferma che continuerà questo lavoro ancora per quattro o cinque anni, non di più. L’obiettivo non è solo pagarsi gli studi e l’abitazione a Milano, ma anche mettere da parte soldi per il futuro:

“Mi serviranno per fondare una start up o aprire un negozio tutto mio, invece che restare disoccupata”.

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Non mancano le difficoltà (“Non ti puoi innamorare di nessun ragazzo, o questo lavoro non lo riesci più a fare”) e le paure. 

“Raccontano di esperienze anche terribili: “Una volta sono stata legata e gettata nella vasca da bagno a lungo, credevo di morire. Volevo denunciare, ma a chi, e cosa avrei potuto dire?”.

 

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