Nuova accelerata della pandemia: l’Rt sale a 1,16

I dati forniti dall’Istituto superiore della Sanità mostrano anche un aumento importante dei ricoveri in terapia intensiva

Silvio Brusaferro
Silvio Brusaferro
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12 Marzo 2021 - 15.59


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Dalla cabina di Regia Iss-ministero della Salute sui dati settimanali di monitoraggio è emersa una chiara risalità dell’Rt: da 1,06 a 1,16.
“Nella settimana 1-7 marzo – sottolinea il report – si continua a osservare “una importante accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale rispetto alla settimana precedente (225,64 per 100.000 abitanti (01/03/2021-07/03-2021) vs 194,87 per 100.000 abitanti (22/02/2021-28/02/2021)”.
Nel periodo 17 febbraio – 02 marzo, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici e’ stato pari a 1,16 (range 1,02- 1,24), “in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra uno in tutto il range. Un valore di Rt superiore a 1 – ricorda l’Iss – indica che l’epidemia è in espansione, con il numero di casi in aumento”.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale “è complessivamente in aumento e sopra la soglia critica (31% vs 26% della scorsa settimana)”. Complessivamente, si legge nel comunicato, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in aumento da 2.327 (02/03/2021) a 2.756 (09/03/2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in aumento, passando da 19.570 (02/03/2021) a 22.393 (09/03/2021).
“Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza impongono comunque misure restrittive”.
Si osserva inoltre “un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (50.256 vs 41.833 la settimana precedente). Si mantiene stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (28,8%). Aumenta, invece, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37,8% vs 35,2% la settimana precedente). Infine – conclude l’Iss – il 20,2% dei casi e’ stato rilevato attraverso attività di screening e nel 13,2% non e’ stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico”.

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