La rivolta dei medici di base del Lazio che si rifiutano di vaccinare: ecco perché
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La rivolta dei medici di base del Lazio che si rifiutano di vaccinare: ecco perché

L'assessore D'Amato: "La campagna non è su adesione, è una funzione obbligatoria"

Medici di base
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25 Febbraio 2021 - 17.23


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Dal prossimo lunedì primo marzo partono nella regione le vaccinazioni dai medici di medicina generale. Si inizierà dai nati nell’anno 1956 (i 65enni) con il vaccino Astrazeneca. Al momento le dosi disponibili per i 4 mila medici sono 80 mila: troppo poche secondo i dottori che vogliono sottrarsi dal compito. Una scelta che potrebbe costare loro il posto.

“Abbiamo pronti i fucili, ma sono caricati a salve. Dobbiamo inserire proiettili veri. Il problema è fornire dosi sufficienti. La volontà c’è, conosciamo la necessità. Ma le dosi non sono sufficienti” dice ad Huffpost il dottor Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma. Il timore è la rivolta, ritrovarsi i pazienti non selezionati a protestare fuori dalla porta: “I medici hanno avuto già un’esperienza negativa con i vaccini anti-infuenzali questo autunno. Le richieste erano tante, le dosi insufficienti.  Il problema è di natura organizzativa, quando tutto sarà davvero pronto, ci sarà la massima partecipazione da parte di tutti”.

La discrezionalità nella somministrazione dei vaccini non convince l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, che, riporta il Messaggero, allerta i ribelli: “Per i medici di base la campagna di vaccinazione anti-Covid non è su adesione, è una funzione obbligatoria: chi si rifiuta rischia il posto. Vaccinare contro il Covid non è un optional, è una funzione obbligatoria, come ha chiarito l’accordo nazionale, dopo quello regionale. Per chi si dichiara ‘stanco’ verrà aperto un provvedimento disciplinare”.

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La possibilità sembra non spaventare a sufficienza, visti i numeri dichiarati dall’Ordine dei Medici del Lazio: due studi su tre non faranno le iniezioni vaccinale. Su una platea di 4mila medici di famiglia, ci sono state 1300 adesioni. E anche chi aveva detto sì, sta adesso esitando. “Ho ricevuto una telefonata da un responsabile dell’Asl che mi annunciava la consegna di un flaconcino di vaccino AstraZeneca con undici dosi. Io ho 100 pazienti nella fascia interessata.” racconta il dottor Ricci a Mattino Cinque “Con quale criterio io scelgo i pazienti? Nessuno di noi si tira indietro, vorremmo solo chiarezza e sapere come vaccinare, perché questa è l’unica cosa basilare. Così non si può andare avanti, così si va troppo piano”. 

Salgono intanto i numeri del contagio nel Lazio e si provano nuove strade per accelerare la campagna di somministrazioni, rallentata da falle nelle consegne e nell’organizzazione. Il presidente Nicola Zingaretti ha annunciato che presto si apriranno ‘hub’ vaccinali anche nei centri commerciali, dopo quello inaugurato nel centro congressi alla Nuvola dell’Eur a Roma, oltre 3.700 metri quadrati a disposizione per la somministrazione del vaccino contro il Covid 19 che riguarderà inizialmente il personale scolastico e universitario.

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“Apriamo questo sito che sarà tra i principali per difendere Roma. Stiamo lavorando con 50 postazioni e sulle mille vaccinazioni al giorno” ha detto l’assessore D’Amato “presto potrebbero essere il triplo sperando di non avere problemi con le dosi di Astrazeneca. Questo luogo dà una carica in più ai nostri operatori”. L’hub della Nuvola, a regime, sarà in grado di somministrare a regime fino a 3.500 dosi di vaccino giornaliere e funzionerà esclusivamente in base alle prenotazioni effettuate sul portale della Regione Lazio. Ma a preoccupare è appunto la disponibilità di vaccini.

Al momento sono circa 375 mila le dosi di anti-Covid somministrate nel Lazio e oltre 121 mila le persone che hanno ricevuto i richiami. “Abbiamo bisogno di dosi e di una programmazione. Chiediamo certezze per quanto riguarda l’arrivo delle dosi di Astrazeneca che è la situazione che mi preoccupa di più” ha detto l’assessore D’Amato “Ci preoccupano le dichiarazioni di Astrazeneca di una ulteriore riduzione a livello nazionale in un momento per noi delicatissimo perché stiamo per partire con le vaccinazioni dai medici di medicina generale e già siamo al minimo sindacale”.

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