Contava i guariti come positivi: lo svarione degli uomini di Fontana che ha causato la zona rossa

l numero di casi segnalati dalla Regione, su cui si basa il calcolo dellʼRt, era sovrastimato. Ecco perché

Attilio Fontana
Attilio Fontana
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23 Gennaio 2021 - 16.18


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Aveva fatto ricorso al Tar perché il governo aveva istituito la Lombardia come zona rossa dopo i dati preoccupanti.

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Dati che però erano sbagliati, a fornirli era stata proprio la squadra di Fontana, che aveva conteggiato migliaia di guariti conteggiati ancora come positivi.

Sarebbe questo il motivo per il quale la Lombardia è stata in zona rossa per errore: il numero di casi segnalati dalla Regione, su cui si basa il calcolo dell’Rt, era sovrastimato.

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Il motivo? Perché la Regione ha compilato il report segnalando l’inizio dei sintomi ma senza la descrizione dello stato clinico. Inoltre, una volta guarite, le persone non venivano tolte dalla lista, continuando a rientrare nel conteggio dei casi, perché se il campo della descrizione non è compilato, in assenza di informazioni, quando guariscono, non vengono depennati.

Il dilemma è stato risolto solo dopo la telefonata tra due tecnici, l’epidemiologo Stefano Merler (che fa i conti per il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità) e il collega Danilo Cereda dell’assessorato alla Sanità della Lombardia (autore dei report di Regione Lombardia sui contagi).

Si è capito che molti dei guariti in questione sono coloro che dal 12 ottobre possono interrompere l’isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei primi sintomi senza più il doppio tampone negativo.

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Perché la Regione Lombardia non ha messo la descrizione dei sintomi? “Quel campo non è obbligatorio, è sbagliato forzarlo. L’informazione la forniamo nel momento in cui i medici ce la segnalano”, hanno spiegato dagli uffici della Prevenzione di Regione Lombardia.

Negli ultimi giorni, però, d’accordo con l’Iss, il campo è stato compilato perché “nessuno mai prima ci ha detto che altrimenti i guariti non sarebbero stati conteggiati”, hanno detto.

“Finora la sovrastima dell’Rt è stata mascherata dal fenomeno più rilevante in termini numerici dell’aumento dei casi della seconda ondata (oltre 300mila).
Pertanto tale fenomeno si è osservato solo adesso evidenziando in tal modo la sovrastima del Rt”, si legge nell’allegato tecnico che accompagna il ricorso di Regione Lombardia al Tar.

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Sulla situazione, l’Istituto Superiore di Sanità specifica che “il 20 gennaio 2021, la Regione Lombardia ha inviato come di consueto l’aggiornamento del suo database. Si constata una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2020 che riguarda il numero di casi in cui viene riportata una “data di inizio sintomi” per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove prima era assente”.

Le modifiche, quindi, riducono il numero dei casi inclusi nel calcolo dell’Rt. Per questo motivo, “alla luce della rettifica” si è resa necessaria “una rivalutazione” della zona rossa.

Cts: “Rettifica della Lombardia” – La Regione Lombardia ha “chiesto di rivalutare la classificazione del rischio relativo al periodo 4-10 ottobre 2021 a seguito di una propria rettifica e successivo invio dei dati riguardanti la ‘data inizio sintomi’ e lo ‘stato clinico’, anche retrospettivamente a partire dalla seconda metà del mese di dicembre 2020”. E’ quanto scrive il Comitato tecnico scientifico nel verbale della riunione che ha validato il monitoraggio della cabina di regia con il quale la Lombardia è passata in zona arancione.

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Dalla rivalutazione, dice ancora il Cts, “non si evince un cambiamento nella classificazione del rischio, che si conferma alto nella regione Lombardia nella settimana di riferimento”.

Ma la modifica “impatta sul calcolo del valore dell’indice Rt basato sulla data inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che, al ricalcolo, risulta pari a 0,88 (0,88-0,92) e che identifica la trasmissibilità come compatibile con uno scenario di tipo 1”.

Ed è sulla base di queste “nuove evidenze”, conclude il verbale del Cts, che la Cabina di Regia ha “valutato favorevolmente la possibilità di una riclassificazione” per la Lombardia.

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