Le Sardine critiche con IO: “Si svende la privacy per un premio in denaro e non per salvare vite con Immuni”
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Le Sardine critiche con IO: “Si svende la privacy per un premio in denaro e non per salvare vite con Immuni”

"L'altruismo di Immuni, che non protegge il singolo ma la comunità - aggiungono le Sardine - è stato umiliato dall'egoismo di IO"

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9 Dicembre 2020 - 20.56


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Riguardo la App IO, concepita in teoria per premiare chi non utilizza i contanti ma la carta per fare i suoi acquisti, le Sardine sono molto critiche e scrivono su Facebook: “Le App non sono tutte uguali. Alcune sono di successo altre fanno flop. La logica dice che un’App gratuita, non invasiva, rispettosa della privacy, pensata per salvaguardare la salute di tutti come Immuni dovrebbe essere scaricata dalla maggioranza in tempo zero. Viceversa, un’App che chiede di comunicare i dati delle proprie carte di credito e finanche il proprio codice IBAN allo scopo di tracciare gli acquisti dovrebbe essere ignorata dai più. Si dà il caso che la realtà vada esattamente nel senso opposto. È bastato inserire nell’equazione una piccola variabile, promettendo un premio in denaro, per ribaltare completamente la logica”.
“L’altruismo di Immuni, che non protegge il singolo ma la comunità – aggiungono – è stato umiliato dall’egoismo di IO, e i dubbi sulla privacy che hanno affossato la prima sono spariti magicamente di fronte alla prospettiva di un ritorno economico. Forse è solo un segno dei tempi difficili che stiamo attraversando; non vogliamo pensare che tante persone siano tanto ciniche da vendere oggi al miglior offerente quello che ieri dichiaravano di voler difendere a costo della salute, se non addirittura della propria vita. Se poi l’egoismo privato del cashback sarà un piccolo passo verso una maggiore coscienza collettiva nella lotta all’evasione, non ci sarà in fondo nulla di male. Purché sia davvero un primo passo e non uno scarico di responsabilità da parte dello Stato verso i singoli cittadini”.
“La lotta all’evasione fiscale, soprattutto quella grande, si fa con ben altri mezzi istituzionali e non a colpi di App”, concludono.

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