La storia da incubo di una donna durante il lockdown, presa a martellate: "Voglio ricominciare"
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La storia da incubo di una donna durante il lockdown, presa a martellate: "Voglio ricominciare"

La donna, un'ucraina di 44 anni, picchiata dal compagno durante la chiusura: "Mi diceva che non mi avrebbe uccisa in un colpo solo, ma mi avrebbe fatta morire un po' alla volta"

Femminicidio
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25 Novembre 2020 - 12.39


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Una storia di violenza, quella raccontata da Maria, avvenuta durante il periodo di lockdown. Una convivenza forzata che ha portato che ha portato ad un gesto di rara violenza:  il compagno ha preso un martello e le ha spezzato una gamba. E’ finita in ospedale, dove è stata operata e le hanno ingessato la gamba.

“Non è soltanto il dolore fisico che ho provato, ma soprattutto il suo gesto non riesco ad accettare: nessun essere umano può prendere a martellate un’altra persona. Nessun essere umano può essere così crudele. E’ stata una delusione grandissima: io ero molto innamorata di lui.

Mi diceva che non mi avrebbe uccisa in un colpo solo, ma mi avrebbe fatta morire un po’ alla volta, picchiandomi, e da sola”. Maria racconta la sua storia costellata di orrore e violenze, e diventata un grumo di ferocia durante la convivenza col suo aguzzino durante il lockdown.

Tra le lacrime Maria, nome di fantasia, racconta la vita dura di una donna 44enne, ucraina, da 15 anni residente a Napoli, dove per oltre 12 anni ha lavorato come badante. Fin quando non ha incontrato un uomo, poco più grande di lei, un italiano di 50 anni, e sono andati a vivere insieme.

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Al termine della degenza la sala operativa sociale del Comune di Napoli ha chiesto un posto alla Cooperativa Eva di Santa Maria di Capua Vetere, nel casertano. “Ho portato per due mesi un tutore alla gamba e proprio oggi – dice – ho fatto una risonanza magnetica di controllo. Tra un mese dovrò andarmene. Mi hanno offerto di fare gratuitamente un corso di make up lo farò. Di sicuro non voglio fare la badante, mi piacerebbe lavorare in fabbrica. Certo l’amore mi ha delusa, ma voglio ricominciare”.

Carmen Festa, responsabile del centro nel casertano, spiega che “per l’uomo è stato disposto il divieto di avvicinamento a lei e sua madre. Ed è stato avviato anche il procedimento penale visto che Maria alla fine si è decisa a denunciarlo anche se all’inizio temeva ritorsioni nei confronti della madre. Con il sostegno il Comune di Napoli grazie al progetto ‘Semi di autonomia’ Maria verrà aiutata a cercare una casa, le sarà pagato per un periodo l’affitto e le bollette ed anche dei corsi di orientamento al lavoro. E’ disillusa dall’amore, lo ripete sempre, ma ha capito che la vita può offrire anche nuove opportunità”

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