Addio a Padre Sorge: una vita a battersi per gli ultimi
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Addio a Padre Sorge: una vita a battersi per gli ultimi

Padre Sorge non ha mai mancato, anche negli ultimi tempi, di dare il proprio contributo anche sui social scendendo in campo contro i decreti sicurezza Salvini

Padre Bartolomeo Sorge
Padre Bartolomeo Sorge
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2 Novembre 2020 - 10.33


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Padre Sorge si è spento a Milano, aveva 91 anni. Gesuita già direttore della Civiltà Cattolica, teologo e politologo, grande esperto di dottrina sociale della Chiesa, di padre Sorge si ricorda anche il suo impegno contro la mafia.

Padre Sorge non ha mai mancato, anche negli ultimi tempi, di dare il proprio contributo anche sui social scendendo in campo contro i decreti sicurezza Salvini: “Sono impregnati di razzismo, vanno abrogati”, disse. Il gesuita intervenne anche quando il cardinale Ruini disse che con Salvini bisognava dialogare: ” Ruini sbaglia a benedire Matteo Salvini. Il Vaticano fece lo stesso col Duce”.

Sorge non risparmiò critiche nemmeno a Matteo Renzi quando attuò la scissione fondando ‘Italia viva’: “Renzi, al pari di Berlusconi e Salvini – ci disse – ha la sindrome del salvatore della patria”. Nel suo ultimo libro svelò di avere appreso che Giovanni Paolo I lo voleva mandare patriarca a Venezia al suo posto, rimasto vacante dopo la sua elezione al pontificato. “Provvidenzialmente il cardinale Antonio Poma, presidente della Cei, si oppose e la ebbe vinta. Per due motivi. Il primo fu che, dopo la lettera di Enrico Berlinguer al vescovo Luigi Bettazzi, avevo auspicato che i cattolici non temessero di confrontarsi culturalmente con i comunisti. Il secondo, che fin dalla relazione finale che tenni al convegno della Chiesa italiana su “Evangelizzazione e promozione umana” (1976), prevedendo la fine della Dc, mi davo da fare affinché si trovasse un modo nuovo di presenza politica dei cattolici in Italia, diverso dal partito democristiano. Fu così che persi la gondola…”, raccontò.

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Padre Sorge nella sua lunga vita, fu lui stesso a raccontarlo nel 2019 a L’Espresso, ebbe tre sogni: “diventare un santo sacerdote gesuita; impegnarmi con tutte le forze nella costruzione della città dell’uomo; realizzare con fede e amore la Chiesa del Concilio, rinnovata, libera dal potere, povera, in dialogo con il mondo. Il primo sogno, ahimè, è ancora tale, ma ho fiducia che il Signore lo compirà. Il secondo sogno l’ho visto realizzarsi progressivamente nel lungo arco della mia vita, soprattutto negli anni ’80, quando mi trovai a combattere la mafia che in Sicilia mirava al cuore dello Stato. Gli undici anni vissuti a Palermo li ho passati quasi tutti sotto scorta armata. Agostino Catalano, uno dei miei “angeli”, saltò in aria con Paolo Borsellino. Purtroppo non potei essere vicino a lui e alla sua famiglia, perché mi trovavo in America Latina. Il terzo sogno lo rincorro da 50 anni, metà dei quali alla Civiltà Cattolica, accanto a tre grandi papi”.

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