Lo studio dell'Ispi propone un lockdown solo per gli anziani: "Salveremmo molte vite"

A essere coinvolti nel lockdown sarebbero, per l'Iaspi, gli ultraottantenni, che da soli rappresentano il 7,2% della popolazione italiana, o addirittura gli ultrasettantenni, il 17,1%. Ma come fare?

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30 Ottobre 2020 - 09.53


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Secondo uno studio dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), le vite di centinaia di migliaia di persone sarebbe salva se il lockdown riguardasse solo gli anziani. L’Istituto sostiene che non sarebbe una misura da scartare a priori ma su cui si dovrebbe operare una ‘serena e urgente discussione’. 
A essere coinvolti nel lockdown sarebbero, per l’Ispi, gli ultraottantenni, che da soli rappresentano il 7,2% della popolazione italiana, o addirittura gli ultrasettantenni, il 17,1%. Ma come fare? Senza contare che tenere bloccata in casa quasi il 25% della popolazione italiana avrebbe delle ripercussioni anche etiche che però il ricercatore Matteo Villa che ha firmato lo studio giudica superabili: “Pur con tutti i dubbi etici e le questioni politiche è una soluzione che crediamo debba essere presa in considerazione da subito, vista la fase grave in cui si trova oggi la pandemia”.
“In una pandemia – sostiene lo studio – tutte le azioni che decidiamo di compiere sono il frutto di un compromesso che soppesa rischi e benefici”. Lasciar correre l’infezione fino all’immunità di gregge non sarebbe certo una soluzione: vorrebbe dire arrivare al contagio del 70 per cento della popolazione, il che “implicherebbe circa 42 milioni di contagiati e tra i 430.000 e i 700.000 decessi in più per il solo obiettivo di rallentare la circolazione virale”.
“L’82% dei deceduti per Covid aveva più di 70 anni – ricorda l’Ispi – e il 94% ne aveva più di 60. La letalità plausibile del virus cresce esponenzialmente con l’età, uccidendo meno di 5 persone su 10mila nella fascia d’età 30-39 anni, ma oltre 7 persone ogni 100 tra gli ultra ottantenni”. Per questo “sarebbe sufficiente isolare gli ultra ottantenni per dimezzare la mortalità diretta del virus. Se poi riuscissimo a isolare efficacemente gli ultra-sessantenni, la mortalità sarebbe dieci volte inferiore”.
E tuttavia restano i dubbio di partenza: “Davvero un lockdown limitato alle fasce più anziane ne eviterebbe l’infezione? Ci sono molti dubbi al riguardo”, spiega lo stesso studio dell’Ispi, per “la difficoltà di isolare le fasce d’età a rischio”. Lo si è visto chiaramente con le Rsa, che da luoghi protetti sono diventati focolai terribili. “È impensabile trovare soluzioni abitative diverse per gli italiani ultra sessantenni”, ammette l’Ispi suggerendo “un isolamento diffuso sul territorio, ciascuno nella propria abitazione”. Sempre ammesso che accettino “di restare in isolamento in attesa di un vaccino efficace, mentre il resto della popolazione continua a muoversi, a lavorare e, in definitiva, a vivere”.

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