L'unico effetto dei Decreti Salvini è stato quello di aumentare gli irregolari in Italia

Sono dati contenuti nel Dossier Immigrazione 2020 realizzato dal Centro Stdui e Ricerche Idos in partenariato con Confronti

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17 Ottobre 2020 - 09.52


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Altro che ‘sicurezza’, altro che ‘legalità’: l’unico effetto che hanno avuto i decreti Salvini è stato quello di aumentare gli invisibili, le persone in condizioni di irregolarità nel nostro paese. Alla fine del 2018 erano stimati a 562.000, nei due anni successivi per effetto del decreto numero uno sono aumentati di 140.000 unità arrivando a oltre 610.000 alla fine del 2019 e quasi 700.000 oggi, quasi al termine del 2020. Unico dato positivo, la regolarizzazione della scorsa estate ha processato almeno 220.500 domande. 
Sono dati contenuti nel Dossier Immigrazione 2020 realizzato dal Centro Stdui e Ricerche Idos in partenariato con Confronti, di cui è possibile leggere un’anticipazione – la presentazione è prevista per il 28 ottobre – su Redattore Sociale. 
Nel report si legge che nel 2019 si è verificata una diminuizione del numero di stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia, dai 3.717.000 del 2019 a circa 3.615.000 (una quota sostanzialmente analoga a quella del 2011), per un calo di ben 101.600 unita’ (-2,7%). Un decremento simile era avvenuto nel 2016, a causa del boom di acquisizioni di cittadinanza (oltre 201.000), ma questa spiegazione non vale per il 2019. La realtà è che sono aumentati gli irregolari: l’abolizione dei permessi per motivi umanitari, la politica dei porti chiusi e la mancanza di una programmazione degli ingressi stabili di lavoratori stranieri dall’estero ha contribuito a svuotare i centri di accoglienza da un lato, ma dall’altro a un calo dei riconoscimenti delle domande di protezione: solo il 19,7% delle domande sono state accettate nel 2019, la metà della media europea. 
Le persone che per effetto del decreto sono state buttate fuori dai centri di accoglienza non si sono viste riconoscere la protezione umanitaria e hanno ingrossato le fila degli irregolari. A questo aggiungiamo anche una disastrosa politica estera, con limitati accordi di riammissione nei paesi di origine: i famosi ‘rimpatri’ hanno numeri molto piccoli, appena 7.000 nel 2019 su 23.400 migranti irregolari intercettati. 
“È noto – spiega il dossier – come lo stato di irregolarità esponga gli immigrati non solo a venire sfruttati come lavoratori in nero, e quindi privi di diritti, ma anche a essere reclutati da organizzazioni criminali, che prediligono pescare nel sommerso la manodopera necessaria per le proprie attivita’ illegali”.
Peraltro il nuovo decreto appena pubblicato, fa notare il rapporto, destina i tre quinti degli appena 30.850 ‘ingressi’ annui previsti o ai lavoratori stagionali o a conversione dei permessi di soggiorno: cioè o a ingressi temporanei oppure a immigrati che sono già presenti in Italia. 
“Dinanzi a dispositivi legislativi inadeguati, che finiscono per favorire la creazione di irregolarità piuttosto che ridurla e prevenirla, è evidente – afferma Luca Di Sciullo, presidente di Idos – che provvedimenti una tantum come le regolarizzazioni non sono sufficienti, di per sé, a cambiare dinamiche strutturali di esclusione e di disconoscimento. Sarebbe necessario accompagnare le regolarizzazioni, che periodicamente sanciscono i limiti della legge vigente nel governare il fenomeno migratorio, a una seria riforma di quest’ultima, il cui impianto risale a ben 22 anni fa e che da allora ha conosciuto modifiche di tipo esclusivamente restrittivo, rendendo sempre piu’ difficile, per gli immigrati, vivere nel paese conservando uno status di regolarità”.

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