L'assassino della coppietta di Lecce ha confessato: "Erano troppo felici, per questo mi è montata la rabbia"

Uno studente di 21 anni, ex coinquilino di Eleonora Manta e Daniele De Santis, è accusato di aver premeditato e organizzato con cura il delitto

Antonio De Marco
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29 Settembre 2020 - 08.39


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Voleva torturare e uccidere, per poi ripulire tutto e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città. Era questa l’azione che il 21enne Antonio De Marco, fermato lunedì sera a Lecce per l’omicidio del giovane arbitro Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, aveva programmato per la sera del 21 settembre. Il giovane, che ha confessato, aveva pianificato ogni dettaglio. Per il pm “ha agito con spietatezza, insensibile a ogni richiamo umanitario”.

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“Erano troppo felici” – “Ho fatto una cavolata, so di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”. Sarebbero queste le parole con le quali Antonio De Marco ha motivato il delitto agli investigatori. Lo si apprende da fonti investigative. Il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Lecce, Paolo Dembech, ha escluso il movente passionale, “che al momento non si evidenzia”. Le ragioni sono da ricercarsi nel periodo di convivenza con la coppia, la cui felicità potrebbe avrebbe avere infastidito il 21enne, definito un ragazzo “introverso, chiuso, con poche amicizie”.

 

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Il ragazzo, studente di scienze infermieristiche descritto dai vicini come “schivo, timido e introverso”, era stato coinquilino delle vittime. Secondo quanto ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, l’omicidio sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli. “L’azione è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di pietà verso il prossimo”, si legge nel provvedimento di fermo, in cui l’indole dell’omicida è descritta come “particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario”.  “Nonostante le ripetute invocazioni a fermarsi urlate dalle vittime, l’indagato proseguiva nell’azione meticolosamente programmata inseguendole per casa, raggiungendole all’esterno senza mai fermarsi”.

 

Su alcuni foglietti i dettagli del massacroDurante la fuga, l’omicida ha perso alcuni foglietti manoscritti in cui “è descritto con inquietante meticolosità il cronoprogramma dei lavori (pulizia… acqua bollente… candeggina… soda…)”. “La premeditazione del delitto – scrive il pm – risulta comprovata dai numerosi oggetti rinvenuti sul luogo del delitto, in particolare il cappuccio ricavato da un paio di calze di nylon da donna, le striscette stringi-tubi e appunto i cinque foglietti manoscritti sui quali era anche descritta la mappa con il percorso da seguire per evitare le telecamere”.

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