I "pirati" al governo "assaltano" le Ong: Conte I-Conte II: dov'è la differenza?
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I "pirati" al governo "assaltano" le Ong: Conte I-Conte II: dov'è la differenza?

Ha ragione Cecilia Strada a chiedere conto a chi governa della sua colpevole inazione. Duecento morti e dispersi in una sola settimana nel Mediterraneo.

Mediterranea Saving Humans
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

28 Settembre 2020 - 16.15


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Tutto tace. Come se nulla fosse. Come se nell’ultima settimana non ci fossero stati 200 morti e dispersi nel Mediterraneo. Ma quei morti evidentemente non contano per Palazzo Chigi, per la Farnesina, per il Viminale, per la Difesa, per i Trasporti… E per quella sinistra affetta dal virus del “governismo”. Ha ragione Cecilia Strada a chiedere conto a chi governa della sua colpevole inazione. Duecento morti e dispersi in una sola settimana nel Mediterraneo.

“E le navi di soccorso. OceanViking e SeaWatch4 bloccate a terra da fermo amministrativo, alla Mare Jonio negato l’imbarco dei soccorritori. Chi salva una persona è un eroe. Chi ne salva migliaia diventa un nemico”, scrive in un Twitter Cecilia Strada.

Lo scandalo della Mare Jonio

“No all’imbarco del team di ricerca e soccorso. Con un provvedimento senza precedenti, che si aggiunge alle continue ispezioni seguite da fermi amministrativi delle navi umanitarie, la Guardia costiera blocca la nuova missione della Mare Jonio che avrebbe dovuto partire a giorni dal porto di Pozzallo”, scrive Alessandra Ziniti su Repubblica. E spiega: “Con un documento firmato dal comandante della Capitaneria di porto di Pozzallo, Donato Zito e notificato questa mattina al comandante della nave della Mediterranea Saving Humans viene vietato di salire a bordo ai tecnici del soccorso indispensabili per svolgere in sicurezza le operazioni di eventuale salvataggio in mare dei migranti. Perché – è la paradossale motivazione –  ‘i loro profili non hanno alcuna attinenza con la tipologia di servizio svolto dalla Mare Jonio’. Come quasi tutte le navi umanitarie, la Mare Jonio non è registrata come nave di ricerca e soccorso ma come mercantile con funzioni di cargo, monitoraggio e sorveglianza anche se il Rina, il registro navale italiano, le ha riconosciuto una notazione in classe come naviglio attrezzato per search and rescue. Che la guardia costiera invece non riconosce.  E allora ecco che l’imbarco dei ‘tecnici’ Fabrizio Gatti e Georgios Iason Apostolopoulos risulta ingiustificato perché – si legge nel provvedimento – il primo è ‘tecnico armatoriale paramedico che presterà la sua attività in supporto dell’osservazione e monitoraggio in mare’, l’altro è ‘ricercatore-osservatore esperto in diritti umani in mare nell’ambito delle attività di monitoraggio svolte dalla Mare Jonio nel quadro del progetto Mediterranez Saving Humans”.
Dal 9 giugno, dalla ripresa delle attività di soccorso della Mare Jonio, sono già quattro le diffide notificate. “Si tratta evidentemente di una mirata persecuzione amministrativa e giudiziaria che nasce da una precisa volontà politica del governo – accusa la Ong – e contiene un messaggio chiaro e terribile e ha un altrettanto micidiale obiettivo. Il messaggio del governo è: vietato soccorrere vite umane che si trovano in pericolo in mare, l’obiettivo del governo è ostacolare ed impedire di fatto la presenza in mare di tutte le organizzazioni civili. Con i provvedimenti adottati da oggi viene di fatto bloccata l’attività di missione nel Mediterraneo della Mare Jonio”.

Stiamo facendo una campagna di pressione e informazione a tutte le persone su quello che sta accadendo: tutte le navi sono di fatto bloccate dal governo italiano. Così all’Adnkronos Luca Casarini, capo missione a bordo della nave di soccorso italiana Mare Jonio, commenta il fermo da parte della Guardia costiera che ha bloccato la stessa imbarcazione nel porto di Pozzallo.

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“Non vogliamo scaricare le responsabilità sulle singole capitanerie – Spiega Casarini – ma dipendono tutte dal ministero dei Trasporti e da quello dell’Interno, quindi questa è proprio una volontà governativa. Nonostante le belle parole e i proclami, siamo tornati nella situazione in cui tutte navi del soccorso in mare organizzate dalla società civile sono sotto blocco. Utilizzando non il decreto sicurezza di Salvini, ma una sequela infinita di pretestuose motivazioni amministrative.  Io ricordo che tutte le navi civili europee esistono – prosegue – perché ci sono gravissime mancanze del Governo sul soccorso in mare e il Mediterraneo è la frontiera più pericolosa al mondo con decine di migliaia di morti. Per questi motivi si è sviluppata la risposta dal basso, con la società civile, con il monitoraggio e il soccorso che hanno salvato migliaia di donne uomini e bambini. Il Governo ora deve decidere da che parte stare, se vuole continuare nel lavoro sporco, folle, che caratterizzava il Governo Salvini o se vuole cambiare. Ma se decide di farlo deve rispettare le convenzioni e la Costituzione italiana. E smetterla di boicottare chi salva vite in mare. Chi ha la maggioranza in Parlamento dovrebbe studiarsi bene l’ultimo rapporto di Amnesty International sulla Libia, su chi finanzia torturatori, su chi uccide. I complici di quei crimini sono proprio loro che finanziano assassini. È arrivato il momento di scegliere. Noi vinceremo questa battaglia, perché le motivazioni dei fermi sono illegittime. La Mare Jonio tornerà presto in mare. L’unica nostra tristezza è quella che, finché si proseguirà con i blocchi delle navi, ci saranno ancora molti morti in mare e nessuno ascolterà le loro grida”, conclude Casarini.

Conte 1-Conte II, dove sta la differenza?

“L’avvicendamento tra due coalizioni di governo, nonostante alcuni iniziali e promettenti annunci, non ha prodotto una significativa discontinuità nelle politiche sui diritti umani in Italia, in particolare quelle relative a migranti, richiedenti asilo e rifugiati”: così Emanuele Russo, presidente di Amnesty International Italia, in occasione della presentazione del rapporto 2019-20. Russo ha ricordato come “per tutto l’anno le navi delle Ong sono state ostacolate da minacce di chiusure dei porti e da ingiustificati ritardi nelle autorizzazioni all’approdo e il 2019 si è chiuso col rinnovo della cooperazione con la Libia per il controllo dei flussi migratori”. Nel rapporto si evidenzia che “nonostante l’intensificarsi del conflitto e gli abusi sistematici contro rifugiati e migranti in Libia, le autorità italiane hanno continuato a fornire supporto alle autorità marittime libiche; avrebbero tra l’altro donato 10 nuove motovedette a novembre e fornito addestramento agli equipaggi libici”. “L’Italia ha inoltre continuato ad assistere le autorità libiche nel coordinare le intercettazioni in mare, anche attraverso lo stazionamento continuo di una nave della marina militare italiana nel porto di Tripoli”, si precisa.

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Sul fronte interno, “le politiche e la retorica anti-immigrazione del primo governo Conte hanno continuato ad avere un forte impatto sull’esercizio dei diritti da parte di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, all’interno del paese così come alle frontiere”. “Secondo le stime, a poco più di un anno dall’entrata in vigore del decreto legge 113/2018, che ha abolito lo status di protezione umanitaria, ad almeno 24.000 persone è stato negato uno status legale, limitando il loro accesso all’assistenza medica, all’alloggio, ai servizi sociali, all’istruzione e al lavoro, lasciandoli in una condizione di vulnerabilità a sfruttamento e abusi – si rimarca nel documento – le nuove disposizioni hanno inoltre avuto conseguenze disastrose sulle opportunità d’integrazione per i richiedenti asilo, rimasti esclusi dalla rete di strutture di accoglienza gestita dalle autorità locali, e li hanno esposti a detenzione prolungata nei centri per il rimpatrio, in condizioni gravemente al di sotto degli standard e con ridotte opportunità di comunicare con avvocati e familiari”. “Abbiamo di fronte – osserva Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia – due scenari opposti: un ritorno alla divisione, alla xenofobia, alla demagogia, alle misure di austerità ancora una volta dirette contro i poveri; oppure la nascita, dall’aver condiviso un periodo così drammatico, di una nuova era di cooperazione, solidarietà e unità, un’era di rinnovato impegno per ricucire le fratture sociali e le ineguaglianze così brutalmente messe in evidenza dalla pandemia”.

Riteniamo che ci sia in atto una vera persecuzione amministrativa alle Ong, che ogni giorno salvano vite in mare. Una volontà politica precisa di scoraggiare la presenza delle flotte civili umanitarie. Perché le nostre navi sono testimoni di questi restringimenti illegali e delle attività della Guardia Costiera libica finanziata dai paesi europei, anche dall’Italia“, incalza Francesco Creazzo di  Sos Mediterranee membro della Ong, a commento del fermo della nave Mare Jonio e di tutte le altre imbarcazioni di soccorso nei porti italiani: “Chiediamo a livello europeo che il problema venga risolto in 3 punti. Lo stop della criminalizzazione delle ong, viste come un nemico quando nel 2015 la stessa nostra Guardia Costiera parlava di un asset, di un alleato; la fine dei finanziamenti alla Guardia Costiera libica e terzo la solidarietà europea nei confronti dei paesi costieri, Italia e Malta in primis, chiamati a gestire l’emergenza“. Creazzo ribadisce come l’impegno delle Ong supplisca all’assenza dei Paesi europei, nonostante molti soccorsi avvengano in acque SAR libiche: “Esistiamo per colmare il vuoto degli Stati. Noi in mare non vorremmo esserci, dovrebbe esserci lo Stato, anzi i 183 paesi firmatari dei trattati umanitari. In assenza loro, le vite le salviamo noi“.

Giggino imita Salvini

L’improponibile ministro degli Esteri non trova il tempo di occuparsi di queste faccende, mentre preferisce imitare l’indimenticato, e forse rimpianto, partner nel Conte 1, Matteo Salvini. “Torno alla carica con i tunisini. Siamo sempre stati un Paese accogliente e continueremo ad esserlo, ma i tunisini non hanno alcun diritto di venire in Italia perché non fuggono da guerre e persecuzioni”, ha proclamato ieri Luigi Di Maio rivolgendosi al prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, che lo ha salutato al suo arrivo in piazza a Casteltermini, dove si trova per la campagna elettorale. “Chi viene illegalmente, sarà rimpatriato, la Tunisia – ha aggiunto il ministro degli Esteri – è un Paese amico e lavoreremo insieme in questa direzione”.

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Immediate e anche dure le reazioni soprattutto della Lega. “Improvvisamente Di Maio si sveglia e annuncia che i tunisini ‘non hanno alcun diritto di venire in Italia perché non fuggono da nessuna guerra e persecuzione’. E se ne accorge ora dopo che negli ultimi mesi ne abbiamo fatti entrare e accolti 20mila? Meglio tardi che mai, ma ora dalle parole passi ai fatti e dica al ministro Lamorgese di chiudere i porti agli immigrati tunisini e si procedere all’immediata espulsione di tutti quelli arrivati” dichiara il Roberto Calderoli (Lega), vice presidente del Senato.

“Che Di Maio non sia all’altezza di fare il ministro degli Esteri non lo scopriamo certo oggi e per lui parlino le figuracce e gli errori fatti in quest’ultimo anno in cui la credibilità internazionale dell’Italia è scesa sotto lo zero. Ma che oggi Di Maio, a fine settembre, dopo che i porti italiani per tutta l’estate hanno accolto ventimila tunisini che non scappavano da nulla, se ne esca dicendo che ‘i tunisini non hanno alcun diritto di venire in Italia perché non fuggono da nessuna guerra e persecuzione’, suona proprio come una presa in giro ai cittadini italiani che adesso per due anni dovranno mantenere questi irregolari, con la paghetta, la scheda telefonica e tutti gli annessi e connessi”, incalza  Paolo Grimoldi, deputato della Lega, componente della Commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione italiana all’Osce che aggiunge: “Questa presa in giro non la accettiamo nemmeno da un ministro incapace come lui. Ma perché non si dimette e non si trova finalmente un vero lavoro?”.
 Abbiamo cercato reazioni da sinistra all’uscita di Di Maio. Nada de nada. Silenzio tombale.

Il j’accuse di Bergoglio

La crisi attuale è un’opportunità: è un’opportunità per l’Onu, è un’opportunità per generare una società più fraterna e compassionevole”. Nel suo intervento in video all’Assemblea generale dell’Onu, cinque anni dopo la sua visita del settembre 2015, papa Francesco ha preso spunto diffusamente del tema della pandemia in atto anticipando anche concetti che andranno a far parte dell’enciclica in uscita tra poco più di una settimana, la “Fratelli tutti”, sulla fraternità umana e l’amicizia sociale. Per il Papa, le crisi umanitarie sono diventate lo ‘status quo’. E, parlando di migranti, “fatto ancor più grave, in migliaia vengono intercettati in mare e rispediti con la forza in campi di detenzione dove sopportano torture e abusi. Molti sono vittime della tratta, della schiavitù sessuale o del lavoro forzato, sfruttati in compiti umilianti, senza un salario equo. Tutto ciò è intollerabile, ma oggi è una realtà che molti ignorano intenzionalmente!”.

E tra questi “molti” ci sono i vari Conte, Di Maio, Guerini, Lamorgese, De Micheli…

 

 

 

 

 

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