Mediterraneo senza protezione per immigrati e pescatori siciliani
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Mediterraneo senza protezione per immigrati e pescatori siciliani

Per gli uni e per gli altri, un mare senza protezione, in balìa dei "capricci" e dei ricatti dei libici. "

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18 Settembre 2020 - 10.46


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Mediterraneo, insidia per chi fugge da fame e guerre, pericoloso per chi ci lavora per mantenere la famiglia. Da una parte i migranti, dall’altro i pescatori. Per gli uni e per gli altri, un mare senza protezione, in balìa dei “capricci” e dei ricatti dei libici. “Mio figlio voleva soltanto guadagnarsi un pezzo di pane, dice Rosetta, la più anziana del gruppo di persone che la mattina si dà appuntamento al porto nuovo di Mazara del Vallo. Fanno sentire la loro voce, chiedono che i 18 pescatori arrestati in Libia il primo settembre vengano rilasciati.
Rosetta è la madre di uno di loro, chiede un intervento del nostro governo per poter riabbracciare il proprio figlio. “Quella di ieri è stata la notte peggiore…Ho sentito mio figlio, mi chiede aiuto. I nostri uomini sono andati in mare per guadagnarsi da vivere e il mare non è un gioco. Voglio riabbracciare mio figlio e tutti gli altri…”.
Con Rosetta, tante altre donne: madri, sorelle e figlie. Guardano con occhi speranzosi il porto, aspettando di poter avvistare, rivedere la Medinea e L’Antartide. Vincenzo De Santis, capitano del peschereccio Schiavone: anche lui doveva essere con quei 18 ma un’avaria lo ha fermato al porto. “Non erano in acque libiche – dice – erano in acque internazionali, erano a 35 miglia da Bengasi. Questa storia però capita spesso: quando ci sono navi italiane che ci assistono questo non accade, ma quando non ci sono accadono eventi del genere, come già avvenuto in passato”.
Con i familiari dei pescatori c’è il sindaco, Salvatore Quinci, chiede che il governo intervenga immediatamente: inquietano a crisi politica libica e il fatto che le richieste di scambio dei pescatori con i 4 scafisti detenuti a Catania siano arrivate da organi non riconosciuti. I familiari dei pescatori  di Mazara hanno deciso di andare  a Roma, chiedere di incontrare il premier Conte, chiedergli un intervento deciso per riportare i pescatori siciliani di nuovo a casa.

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