Il vescovo: “Il ponte di Genova ricostruito, Amatrice con l’Italia terremotata nel 2016 no”

L’omelia del prelato di Rieti Pompili nella città distrutta il 24 agosto 2016. Il sindaco Fontanella a globalist: “Conte ci ha ascoltato, cambiate le norme, la ricostruzione può partire”

Una veduta su Amatrice dalle riprese in diretta di Rai1
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24 Agosto 2020 - 14.19


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di Stefano Miliani

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“La ricostruzione fin qui è stata caratterizzata da una lentezza insostenibile. Apprezzo l’impegno del nuovo commissario al terremoto Giovanni Legnini (in carica da febbraio 2020, ndr) ma non è niente di buono visto che tutto l’Appennino non ha smosso quanto da solo ha mobilitato il ponte di Genova. Eppure anche il post terremoto può segnare un passaggio tra una vecchia idea di ricostruzione e una nuova idea di rigenerazione” sapendo che “la ricostruzione non basta se non si cura la qualità dei rapporti interpersonali”. È un passaggio chiave dell’omelia che il vescovo di Rieti Domenico Pompili ha tenuto nel campo di calcio di Amatrice, trasmessa in diretta da Rai1, a quattro anni dal sisma del 24 agosto 2016 davanti al premier Giuseppe Conte e davanti ai cittadini del borgo annientato quella notte alle 3:36.

In realtà è opinione diffusa che il nuovo commissario abbia impresso una svolta, pur se bloccata al suo insediamento dall’emergenza Covid. Il rapporto di Legnini appena pubblicato sciorina però dati impietosi: solo 85 opere pubbliche su 1.400 finanziate sono concluse; degli oltre sei miliardi per la ricostruzione privata sono stati spesi appena 526 milioni. Una signora, vedova con figli perché il maritò morì sotto le macerie quella notte, implora Conte affinché vada a sentirla a casa sua e affinché lo Stato si svegli. Alla donna il sindaco attuale Antonio Fontanella spiega che “ci sono nuove ordinanze per la ricostruzione, qualcosa è cambiato, la semplificazione ora c’è” ma quella signora comunica una disillusione diffusa: molti abitanti hanno lasciato le loro sedie vuote per la messa vuote per protesta.

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Della protesta dei cittadini si è fatto portavoce domenica anche l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo nella messa celebrata nella piccola edicola nel mezzo del Pian Grande, a ridosso del bosco di conifere a forma d’Italia presso a Castelluccio di Norcia, borgo annientato a ottobre 2016. “Vedere ancora così Castelluccio di Norcia ci riporta al dolore, alla sofferenza e all’amarezza di tante popolazioni che dopo quattro anni ancora non possono ritornare nelle loro case. La casa è un diritto e lo Stato non può per ragioni burocratiche privare di un diritto fondamentale tutte queste persone. C’è una responsabilità grave che incombe su tutti coloro che hanno il dovere di custodire, di promuovere e di sostenere il bene pubblico”. Anche il presidente della Conferenza episcopale umbra ha alluso al ponte di Genova: “Abbiamo visto come da altre parti si è riusciti anche a ricostruire opere ardite. E noi qui dopo quattro anni abbiamo ancora le macerie”.

Il terremoto ha colpito un’area vastissima tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Gli sfollati erano 49mila. Su oltre 80mila case dichiarate inagibili solo un 6,5% è stato ricostruito. Nel suo rapporto pur dicendo che molto è stato fatto Legnini ha evidenziato la lentezza dei lavori perché le procedure impongono determinati iter e si è posto un obiettivo: aprire almeno cinquemila cantieri privati e pubblici entro la primavera prossima. E al Corriere della Sera ha garantito di aver semplificato con le ultime ordinanze le norme per cui le pratiche dei cittadini richiederanno “da 70 a 110 giorni invece di un anno e mezzo”.

Boccardo concede un credito di fiducia al neocommissario: “Le nuove ordinanze emanate l’altro giorno dal Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini le vogliamo cogliere come un segno positivo che ci permette di essere tenaci, cioè di non scappare ma di rimanere qui con forza e con determinazione”. Ed è proprio il sindaco di Amatrice Antonio Fontanella che ora vede una possibilità concreta.
In carica dal maggio 2019, eletto con una lista civica di centro sinistra, a detta di molti cittadini del suo paese il primo cittadino ha saputo agire concretamente dietro le quinte senza cercare la luce dei riflettori e dei media. “Stiamo vivendo il presente con il filmato di questi ultimi due anni e mezzo – racconta a globalist.it – C’erano norme per le quali non si sarebbe mai potuto ricostruire. La legge sul terremoto cozzava con tutte le norme di tutela del territorio, le procedure non erano compatibili con la ricostruzione stessa. Finalmente – ricorda – l’anno sorso ci siamo impegnati per capire le ragioni che impedivano di ricostruire, abbiamo elaborato proposte di modifica della legge insieme ai Comuni del cratere, Conte ha davvero aperto il confronto con noi e dal dialogo si è generata la legge 156 del 12 dicembre 2019 che ha cambiato sostanzialmente il quadro normativo”. Altro passaggio a suo parere positivo, la nomina a fine febbraio dell’avvocato Legnini a commissario: “Avendo grande competenza giuridico-amministrativa e avendo fatto il sindaco ha emanato una serie di ordinanze che hanno ulteriormente semplificato le norme. Per cui oggi abbiamo un quadro normativo rende possibile la ricostruzione. Adesso dobbiamo però fare un altro passaggio come ho detto a Conte dopo la cerimonia: vanno adeguati gli organici per il sisma assegnati ai Comuni. Altrimenti vedremo arrivare tantissimi progetti ma le amministrazioni non avranno l’organico sufficiente a istruirli. Ma ne parleremo a Roma per mettere meglio a punto tutto”.

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Nel frattempo Fontanella anticipa che  sul fronte dei beni culturali il Comune riceverà in dono un progetto per ricostruire la chiesa monumentale di San Francesco dall’ingegner Stefano Podestà di Genova (che ha lavorato molto ad Amatrice dopo il terremoto). Però chiede alla soprintendenza speciale per la ricostruzione di colmare i ritardi e ristrutturare il Museo civico Cola dell’Amatrice, gioiello d’arte locale con affreschi quattrocenteschi ancora tra le macerie, in quell’edificio dove perse la vita la direttrice Floriana Svizzeretto, e che il sindaco vuole riconsegnare ai cittadini.

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