Galli della Loggia e l'irritante tentativo di associare il Covid-19 alla povertà

Galli Della Loggia parte da un presupposto assolutamente inventato, ossia che nei centri storici a fare la tanto vituperata movida vadano solo i ‘ragazzi delle periferie’

Ragazzi di periferia
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

29 Luglio 2020 - 16.44


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Le parole di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere fanno rabbrividire per il loro superficiale classismo che però si inserisce in un disegno ben preciso: quello di voler associare il Covid-19 ai poveri.
Intendiamoci: Galli Della Loggia parte da un presupposto assolutamente inventato, ossia che nei centri storici – appartenenti, secondo non si sa bene quale diritto divino, alla ‘società per bene’ – a fare la tanto vituperata movida vadano i ‘ragazzi delle periferie’, mossi dal “torbido proposito di seminare il contagio, d’infettare la società ‘per bene’ insieme ai posti che essa abita. Di distruggere quanto non possono avere”. 

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Insomma, i giovani pariolini romani, secondo Galli Della Loggia, la movida non la fanno. I rampolli della Milano bene non scendono per strada a fare bisboccia, ma stanno rispettosamente a casa, per una civiltà che a quelli delle periferie manca del tutto. I barbari delle periferie vogliono distruggere ciò che ‘non possono avere’, perché se sei di periferia povero sei e povero dovrai rimanere a vita, per una sorta di destino bio-economico.

Galli della Loggia dirà che è stato frainteso. Si dirà che non era questo che voleva dire, che in realtà lui voleva sottolineare il problema delle periferie, riportato in luce dalla drammaticità del Covid. Il punto, come sempre, sta nella scelta delle parole. Parlare di ‘infettare la società per bene’ e di ‘torbidi desideri’ dei ragazzi delle periferie ‘buie e invivibili’ risponde a una forma mentis precisa, quella classista che vuole la povertà come argomento di conversazione ma lontana dalle strade dei centri storici. È la stessa mentalità che accusa senzatetto e migranti di portare degrado, che prova fastidio quando i problemi delle periferie sconfinano nelle torri d’avorio dei centri ‘per bene’. Che sia consapevole o meno è irrilevante, sono parole che rispondono alla volontà, sempre più evidente, di associare il Covid-19 alle frange marginali della società: poveri e migranti. E giovani, perché bisogna anche aggiungere una retorica reazionaria che fa della movida il problema principale e chiude gli occhi sugli assembramenti elettorali di certuni.

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