di Cristina Lovadina*
Dove fossi quel sabato non lo ricordo, di preciso, ma di certo impegnata a vivere la mia estate di bambina decenne nata e cresciuta ‘nell’operoso nord-est’. Bologna era dunque lontanissima e io non c’ero, no. A mala pena sfiorata da una tragedia che riguardava il mondo degli adulti.
In questa città ci sono approdata trent’anni dopo e tutt’ora ci vivo, oggi in provincia.
Riconoscente, per tutto quello che mi ha dato e continua a darmi.
Rispettosa, di questa e altre sue ferite che nel frattempo ho sentito anche mie.
Ammirata, per la sua incrollabile memoria a lungo termine.
Quindi sì, io ci sono eccome, vicina ai familiari delle vittime. Sempre e per sempre. Anche in queste celebrazioni per il 2 Agosto 2020 che ritengo – però – debbano essere diverse, cioè rispettose delle regole che il Covid impone e proprio come esempio di Civiltà. E a maggior ragione rispetto alle deprecabili movide e notti rosa e via dicendo per cui mi piacerebbe tanto che chi di dovere desse una chiara e onesta spiegazione. Augurandomi, detto questo, che ai parenti delle vittime sia data la possibilità di raggiungere la stazione, stare in silenzio per quel minuto prezioso e guardare a quelle lancette. Riti e gesti simbolicamente importanti, a cui io stessa faccio riferimento.
Per quel che mi riguarda, dunque, anche in questo particolare 40° sarà sempre quel giorno, con o senza corteo.
E nella modalità in cui sarà permesso io, comunque, ci sarò.
*graphic designer