Mondo di Mezzo, la versione di Buzzi: "Tutti corrompono in Italia, io mi considero bravo"

L'indagato nel processo Mondo di Mezzo dopo la sua scarcerazione: "Io ho corruzioni per 65.000 euro, a fronte di un fatturato di 180 milioni di euro. Uno zerovirgola. Mi considero uno bravo”.

Salvatore Buzzi
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10 Luglio 2020 - 07.56


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Nella sua prima intervista da quando è tornato libero, Salvatore Buzzi – imputato nel processo Mondo di Mezzo – ha dichiarato: “A Roma, come in tutta Italia, c’è corruzione. Mance, mazzette, richieste di favori o di assunzioni. Va così dal Regno d’Italia a oggi. La settimana scorsa hanno arrestato tre persone all’ufficio del catasto. Parnasi è coinvolto con importi molto superiori ai miei. Lo scandalo del palazzo Atac è di questi giorni. Di cosa stiamo parlando, allora? Io ho corruzioni per 65.000 euro, a fronte di un fatturato di 180 milioni di euro. Uno zerovirgola. Mi considero uno bravo”.
Secondo Buzzi, “il Csm funziona come funzionava Mafia Capitale per gli accordi collusivi tra le correnti della magistratura”. Nell’intervista se la prende con gli amministratori giudiziari, rei di aver “spolpato” la sua cooperativa: “Gli amministratori si sono liquidati parcelle da un milione di euro l’una […] I dipendenti sono stati precarizzati. Io sono passato per boss mafioso, e loro per fenomeni”. 
“La ’29 Giugno’ era la più solida cooperativa sociale del Lazio. Trenta milioni di patrimonio, 1250 dipendenti, 500 soci. I soci avevano sedici mensilità, e ogni mese prendevano i loro soldi. Questa realtà gli amministratori giudiziari la hanno spolpata” continua Buzzi. 
Buzzi non risparmia accuse nemmeno ai giornalisti: “In Italia c’è una osmosi tra giornali e magistrati che non ha uguali nel mondo. Il caso dell’audio su Berlusconi che avete pubblicato è eloquente. Sono al centro di un complotto nel quale Carlo Bonini (vicedirettore di Repubblica ndr) ha fatto i soldi e io ho fatto la galera”. 
Spiegando poi il suo rapporto con Carminati Buzzi ha detto: “Feci la prima manutenzione dell’Eur nel 2000, vinsi la prima gara da solo. Nel 2008 vince Alemanno, ma inizialmente con l’ad di Ente Eur, Riccardo Mancini, andava tutto bene. Usava il motto di Deng Xiao Ping: non mi interessa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che prenda il topo. E noi lavoravamo sodo, problemi di mancata manutenzione non ce n’erano mai. Quando nel 2009 rifacciamo la gara, la faccio da solo. Ma nel 2012 va a rinnovo e Mancini mi parla di Carminati, che è un ex detenuto come tanti con cui già lavoravo. E io perché mi devo fare problemi? Gli ho detto sì. E quando me lo presentano, guardo i suoi precedenti penali. Tre rapine a mano armata e un furto. Il resto è operazione mediatica. Io in cooperativa avevo già avuto Concutelli, killer del giudice Vittorio Occorsio. Era un uomo
di estrema destra, certo, ma che aveva pagato i conti con la giustizia. Due volte è stato assolto per l’omicidio Pecorelli. Nel mio libro pubblico le sentenze di condanna di Carminati, per mettere le cose in chiaro”. 

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