Abbattere il monumento del criminale di guerra fascista Graziani? Il sindaco di Affile dice no
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Abbattere il monumento del criminale di guerra fascista Graziani? Il sindaco di Affile dice no

Nel piccolo paese del Lazio il revisionismo passa attraverso il primo cittadino Ercole Viri che si difende: "È un museo e io amministro i miei cittadini non i partigiani"

Massacri in Etiopia ordinati dal criminale fascista Rodolfo Graziani
Massacri in Etiopia ordinati dal criminale fascista Rodolfo Graziani
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11 Giugno 2020 - 17.47


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“Ancora con questa storia? E’ dal 2011 che vanno avanti ‘ste polemiche, ce l’hanno tutti con questo museo, e basta”.

Quando Ercole Viri ha risposto all’agenzia di Stampa Adnkronos, ha sbuffa esausto alla richiesta di un commento sul monumento dedicato al criminale di guerra Rodolfo Graziani del quale non si parlava effettivamente da qualche tempo e che oggi, sull’onda emotiva di George Floyd e della lotta al razzismo, è tornato sotto alla luce dei riflettori mediatici, articoli di giornale, attacchi sui social, polemiche.
“Un monumento alla vergogna” scrivono su twitter a facebook, contro il quale si era schierato pubblicamente perfino il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti con un post che invitava a dire “no al revisionismo di stampo fascista e alla memoria storica”. “E’ uno spazio di 6 metri quadri dentro a un parco di un ettaro e mezzo donato al Comune – risponde il primo cittadino alternando fervore a noia – Non si abbatte niente, il museo deve piacere agli affilani. Io amministro loro, non i partigiani”.
Ma alla gente del piccolo comune in provincia di Roma piace o no? “Se mi hanno eletto per tre volte di seguito ci sarà un motivo – risponde pronto Viri – Io sono tranquillissimo e non abbatto un bel niente, andrei contro i principi morali e contro la volontà popolare. Graziani è un nostro concittadino pluridecorato, un eroe della Patria. Si sono impuntati perché hanno questa mentalità comunista. I comunisti sono così, devono abbattere il loro pregiudizio mentale”. Una storia che, effettivamente, è sempre costata parecchi pensieri al sindaco, condannato in appello lo scorso anno per apologia del fascismo. “Pietra dello scandalo”, anche in quell’occasione, la realizzazione del museo.
E sulle polemiche contro i “monumenti della vergogna” (Graziani ad Affile e Montanelli a Milano) che si sono sollevate sui social e che incitano al loro abbattimento, il sindaco dice: “Chi ha scritto che la statua di Graziani va rimossa è un imbecille – incalza – Non c’è alcuna statua, solo un museo dove non c’è alcun riferimento, figuriamoci una statua. Non c’è nemmeno scritto il nome di Rodolfo Graziani, solo una sua foto in abiti civili con tutti i concittadini a una festa, nemmeno con la divisa militare. Quello è un museo dove sono conservati i cimeli dei soldati, anche quello di mio nonno, i ricordi delle guerre di tutti gli affilani. Di Graziani non c’è nulla, ma una cosa che non c’è si può abbattere, facciano pure. Stiamo fuori dal mondo” conclude.

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