Fuoco e armi da fuoco: su questo asse si dispiega il 'pensiero' fascista
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Fuoco e armi da fuoco: su questo asse si dispiega il 'pensiero' fascista

Troppi episodi di violenza fascista, ignorati da uno Stato troppo debole per contrastarli. Da Lampedusa a Roma, ci sono tutti i segnali di un piano eversivo

Incendio ai barconi dei migranti di Lampedusa
Incendio ai barconi dei migranti di Lampedusa
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

6 Giugno 2020 - 15.09


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Fuoco e armi da fuoco. Su quest’asse si dispiega il “pensiero” fascista, comunque si vesta, comunque si faccia chiamare. A ricordarcelo, due fatti di cronaca ai quali andremo. Prima, però, una considerazione a margine. Ci sono episodi, segnali che fanno pensare ad una catena di fatti che risponde ad una ben precisa strategia, che non è “eruttino” di quel fascismo quotidiano che chissà per quanto ancora accompagnerà il nostro Paese. Episodi e segnali che incontrano qualche timidezza e sottovalutazione in più, qualche leggerezza di troppo, magari infiocchettata con l’appello a presunte garanzie, facili da richiamare, facili da spendere. Come leggerezza e superficialità ci sembra di avvistare attorno al raduno di questo sabato 6 giugno al Circo Massimo di Roma. Sulla carta, si ritrovano ultras che nella sostanza però sono neofascisti. Vengono soprattutto dal Nord Est e a Roma non mancheranno di incontrare i neri indigeni, magari anche quelli col dente avvelenato di Casapound e dintorni. I neofascisti del Nord Est hanno una gran bella tradizione: dal tempo della strategia della tensione alle curve per poi approdare nella brodaglia contro tutto e contro tutti buona per alzare la polvere e ferire la vista e la mente. Per annunciare il raduno del Circo Massimo si scomoda anche una diretta televisiva che nella Roma assolata ancora alle prese coi focolai del Covid19 non aveva proprio bisogno di pubblicizzare l’ennesimo dannoso e volgare raduno. Ci erano bastati Salvini, Meloni e il povero Tajani in via del Corso e le demenzialità arancio radunata da Pappalardo a piazza del Popolo.
Dicevamo, fuoco e armi da fuoco. La notte scorsa il cielo di Lampedusa si è illuminato per ore del fuoco sinistro che ha bruciato quel che restava di alcuni dei tanti barconi che hanno portato disperati di ogni età in Europa. Il fuoco alle barche è arrivato un paio di giorni dopo l’oltraggio alla Porta d’Europa, l’opera di Mimmo Paladino sul mare, a guardare l’Africa. Due “interventi” che a qualcuno sono serviti per “protocollare” il disagio degli italiani nei confronti di chi in Italia approda. Non per turismo.
A Lampedusa c’è chi lavora sistematicamente a questo, è improbabile che a Lampedusa non si abbia idea di chi da quelle parti si stia muovendo per agitare le acque.
Da Lampedusa ad Acireale, dal fuoco alle armi da fuoco, quelle invocate dal responsabile locale della Lega, un ex Fronte della Gioventù. Sulla sua pagina Facebook aveva scritto:”Gli antifascisti sono merde, negli Usa, come in Italia. Spero Trump abbia il coraggio di trattarli come meritano, facendo sparare ad altezza merda”. Lo “scrittore” è certo Alessandro Coco, il primo commento alla sua esternazione sociale probabilmente è di un amico che lo invita alla prudenza:”Attento a scrivere certe cose…”. Intervengono così le scuse del leghista per le parole “eccessive e inopportune”. E si giustifica raccontando d’essere scosso dalle notizie che arrivano dagli Usa. Ma non da quelle legate all’assassinio di George Floyd, no, ma alla preoccupazione per una cugina “terrorizzata in casa a Houston”, e che non può uscire “per paura di essere stuprata”. Capita che i fascisti inciampino nella vigliaccheria e caschino nel ridicolo.

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