La rivolta del mondo solidale: basta vendere armi agli assassini di Giulio Regeni
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La rivolta del mondo solidale: basta vendere armi agli assassini di Giulio Regeni

Missione Oggi dei missionari Saveriani, Nigrizia dei missionari Comboniani e Mosaico di Pace del movimento Pax Christi prendono posizione

Verità per Giulio Regeni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Giugno 2020 - 10.46


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Il mondo solidale si ribella alla “commessa del secolo”. La “commessa della vergogna”. L’Italia non deve vendere armi all’Egitto, un Paese “retto da un regime oppressivo” che non solo “non ha contribuito a fare chiarezza sul barbaro assassinio del ricercatore italiano, Giulio Regeni” ma che inoltre “perseguita intellettuali, dissidenti e ricercatori, come dimostra il caso dello studente Patrick Zaki”.

A prendere posizione sono tre riviste italiane, Missione Oggi dei missionari Saveriani, Nigrizia dei missionari Comboniani e Mosaico di Pace del movimento Pax Christi.

Le tre pubblicazioni in una nota ricordano che, stando a diverse fonti di stampa, sono in corso trattative tra Roma e il Cairo per quello che viene definito “il contratto del secolo”: un’ampia commessa militare dell’Italia all’Egitto che comprenderebbe non solo le due fregate Fremm attualmente in dotazione alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche altre quattro navi e 20 pattugliatori (che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani), 24 caccia multiruolo Eurofighter e 20 aerei addestratori M346. Cio’ farebbe dell’Egitto il principale acquirente di sistemi militari italiani con un contratto per forniture militari del valore complessivo di 9 miliardi di euro, il maggiore mai rilasciato dall’Italia dal dopo-guerra.

Stop alla vendita

Le tre pubblicazioni sono già promotrici della Campagna di pressione alle “banche armate”, con cui fanno appello a tutti gli Istituti di credito di manifestare pubblicamente il proprio diniego a concedere prestiti e servizi finanziari per la vendita da parte dell’Italia di sistemi militari all’Egitto. Secondo le testate cattoliche, questa nuova fornitura di armi all’Egitto “costituisce un esplicito sostegno al regime repressivo instaurato dal generale all Sisi all’indomani del colpo di Stato del luglio 2013”. La legge n. 185 del 1990 inoltre non solo vieta esplicitamente le esportazioni di armamenti verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate “violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”, ma prescrive che l’esportazione di materiale di armamento e la cessione delle relative licenze di produzione “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”. Secondo le tre riviste, è perciò indispensabile che il Governo, ed in particolare il Ministero degli Esteri che è titolare della materia, riferisca urgentemente in Parlamento riguardo al rilascio dell’autorizzazione di nuove e consistenti forniture di sistemi militari all’Egitto.

Mobilitazione generale

Le tre riviste invitano pertanto: – Gli Istituti di credito a manifestare pubblicamente il proprio diniego a concedere prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. Chiedono a tutti gli istituti di credito di farlo attraverso un comunicato stampa. – Le Fondazioni bancarie che sono azioniste degli Istituti di credito privati e pubblici (come la Cassa Depositi e Prestiti e la controllata Sace) a manifestare pubblicamente il proprio diniego affinché vengano concessi prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. – Le Comunità religiose ed ecclesiali, le associazioni e i gruppi territoriali a contattare la propria banca chiedendo di emettere una dichiarazione pubblica di diniego di prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. In caso di mancata risposta o di una risposta negativa, invitiamo a valutare la possibilità’ di trasferire il proprio conto corrente presso Istituti di credito che hanno assunto una posizione chiara in materia e direttive rigorose e trasparenti per quanto concerne il finanziamento e il sostegno alle aziende militari e al commercio delle armi. – Le Comunità’ religiose ed ecclesiali, le associazioni e i gruppi territoriali a contattare la propria amministrazione comunale per chiedere all’Istituto di credito che svolge il servizio di tesoreria di emettere una dichiarazione pubblica di diniego di prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto. – Tutti i cittadini ad unirsi all’iniziativa di Rete italiana per il disarmo e Rete della pace che chiede al Ministro degli Esteri di riferire in Parlamento e di sollecitare tutte le forze politiche a manifestare la propria contrarietà’ alle nuove forniture militari all’Egitto.

Una vergogna inaccettabile

“Inaccettabile, oltraggiosa e in aperto contrasto con le norme sancite dalla legge vigente”. Così Rete italiana per il disarmo e Rete della Pace definiscono la possibile imminente autorizzazione (segnalata da organi di stampa) da parte del Governo italiano di ingenti forniture militari alle forze armate dell’Egitto. “E’ inaccettabile che venga rilasciata la licenza ad esportare un ampio arsenale di sistemi militari ad un paese come l’Egitto che, schierato a fianco dell’autoproclamato Esercito nazionale di liberazione libico (Lna) del generale Khalifa Haftar, da anni sta destabilizzando ogni negoziato per la pacificazione in Libia. E’ oltraggiosa sia nei confronti della memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano barbaramente assassinato in Egitto e sulla cui morte le autorità egiziane non hanno mai contribuito a fare chiarezza, sia nei confronti di tutti coloro – oppositori politici, sindacalisti, giornalisti, difensori dei diritti umani – che vengono perseguitati perché non sono graditi al regime imposto dal generale al-Sisi, come dimostra anche il caso di Patrick Zaky”.
La legge n. 185 del 1990 non solo vieta esplicitamente le esportazioni di armamenti verso i Paesi i cui  governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, ma prescrive che l’esportazione di materiale di armamento e la cessione della relative licenze di produzione “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”.

Il Governo risponda

“Proprio per questo – rimarcano ancora le organizzazioni pacifiste – è indispensabile che il Governo, ed in particolare il Ministero degli Esteri che ha titolarità su questa materia, riferisca urgentemente in Parlamento riguardo al rilascio dell’autorizzazione di nuove e consistenti forniture di sistemi militari all’Egitto. Nelle scorse settimane, diverse ed autorevoli fonti di stampa hanno infatti dato notizia di un’ampia commessa militare da parte dell’Egitto: si tratterebbe non solo delle due fregate Fremm attualmente in dotazione alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche di altre quattro navi e 20 pattugliatori che potrebbero essere costruiti nei cantieri egiziani. Inoltre sarebbero in corso trattative per la vendita all’Egitto di 24 caccia multiruolo Eurofighter e per 20 aerei addestratori M346. Si tratterebbe, a detta di molti esperti ed analisti, del maggiore contratto per forniture militari mai rilasciato dall’Italia dal dopo-guerra. Contratto con un Paese, come l’Egitto, che non fa parte delle alleanze politico-militari dell’Italia: proprio per questo, è necessario che il governo riferisca in Parlamento in merito alla conformità di queste forniture militari con la politica estera e di difesa del nostro Paese.
Il Ministero degli Esteri ed il Governo infatti possono anche non concedere l’autorizzazione alla fornitura e all’esportazione di questi sistemi militari all’Egitto nonostante siano già state autorizzate ed abbiano preso avvio le trattative commerciali relative. Tale diniego non contrasta con l’autorizzazione preliminare ed è ancora possibile perché – come ha spiegato in una recente audizione il direttore dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento), si tratta di due atti diversi tanto che solo “il 2,5 per cento del valore autorizzato come trattativa poi si traduce in reali contratti” nel campo dell’export militare.  “Invitiamo tutte le forze politiche – conclude la nota di Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace – a chiedere al Ministro degli Esteri di riferire in parlamento e a manifestare la propria contrarietà alle nuove forniture militari all’Egitto. E’ indispensabile una chiara presa di posizione da parte del Parlamento ed un atto di discontinuità da parte dell’attuale Governo. Va ricordato come nel 2019 l’Autorità nazionale Uama abbia autorizzato l’esportazione all’Egitto di oltre 871 milioni di euro di sistemi militari, in gran parte per la fornitura di 32 elicotteri (24 elicotteri AW149 più otto AW189) prodotti dalla divisione elicotteri della società a controllo statale Leonardo: un’autorizzazione rilasciata probabilmente dal precedente governo Conte I ma comunque realizzata senza alcun tipo di consultazione formale con il Parlamento”. 

“In appena quattro anni il valore dell’export militare italiano verso il regime di al-Sisi è centuplicato. Tra le vendite che spiegano l’ultimo valore – rimarca Francesco Vignarca di Rete Disarmo, ci sono 32 elicotteri: lo scrive la stessa Presidenza del Consiglio. Di questi 24 sarebbero Aw149 e il resto Aw189, elicotteri per operazioni di search&rescue, ma che possono anche trasportare truppe ed essere armati. Se sono per uso civile, allora perché chiedere l’autorizzazione militare?”.

Da tempo l’Egitto si sta riarmando. Il Paese è al centro di una regione instabile. Le sue forze armate devono far fronte alle minacce del terrorismo, soprattutto nel Sinai; alle tensioni nella vicina Libia, dove da anni si combatte una feroce guerra civile; alle mai sopite tensioni con l’Etiopia, con al centro la controversia legata alla Grande diga del Millennio e alla possibile riduzione della portata del Nilo. In Egitto è però in corso anche una durissima repressione interna. Dopo il colpo di Stato che nel 2013 ha portato al potere il generale al-Sisi, si è assistito a un’azione durissima contro tutte le forze di opposizione, in particolare della Fratellanza Musulmana, partito molto forte che minaccia e ha minacciato il potere dei militari (di cui il presidente è espressione). Ciò ha comportato numerose violazioni dei diritti umani. Il caso Regeni e quello di Zaky ne sono due esempi eclatanti che toccano da vicino il nostro Paese.

Cosa ne pensa il silente ministro degli Esteri? E le forze di sinistra che del governo Conte II fanno parte? Se esistono ancora, hanno modo di dimostrarlo: blocchino la “commessa della vergogna”.

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