Perché in questo Paese si consente ai fascisti di fare una sceneggiata al giorno?

Continuare a permettere che la destra più antidemocratica scenda in piazza a ogni piè sospinto come se ne avesse il diritto è, come ha giustamente detto Nicola Fratoianni, un pericoloso oltraggio alla Costituzione

Manifestazione fascista
Manifestazione fascista
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

4 Giugno 2020 - 16.24


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È una solfa che ormai si ripete in questo paese con regolarità allarmante: l’estrema destra neofascista rivendica il diritto di scendere in piazza per mostrare i suoi simboli, gridare i suoi slogan e fare le sue sceneggiate nostalgiche, con i pot-pourri di saluti romani, svastiche, croci celtiche, onore ai camerati e teste pelate.

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Francamente, non se ne può più, per diversi motivi.

Il primo, ma è un puro manierismo, è quello giuridico: lo abbiamo ripetuto tante volte che in Italia esiste una legge, la legge Scelba, che condanna chi “persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. La Corte Costituzionale ha poi specificato che l’esaltazione deve rappresentare effettivamente un rischio di ricostituzione del partito, e non valgono quindi le manifestazioni ‘nostalgiche’. Con questo trucchetto, gruppi come Casapound e Forza Nuova hanno proliferato, nascondendosi dietro quel suffisso -neo che li metteva al sicuro dalla legge, pur violando sistematicamente ogni punto della Legge Scelba.

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Il secondo è politico: non c’è manifestazione della destra ‘istituzionale’ (quella della Lega e di Fratelli d’Italia, per intenderci) in cui non facciano capolino slogan e bandiere fasciste. Salvini e Meloni possono anche fare la faccia contrita e distanziarsi da chi fa scattare il braccio verso il cielo, ma lo fanno sempre dopo e sempre con parole di circostanza. Intanto, alle manifestazioni della Lega spuntano cartelli con Mussolini e a quelle di Fratelli d’Italia i fascisti con il braccio teso non si contano più. Quando si uniscono, poi, nella migliore delle ipotesi scattano gli insulti a Mattarella e le farneticazioni sui complotti del Governo, perché fascismo e imbecillità vanno sempre a braccetto.

Il terzo motivo è legato allo stato della sinistra democratica di questo paese: è mai possibile che, da anni a questa parte, le uniche manifestazioni di piazza dichiaratamente antifasciste e di sinistra sono state quelle delle Sardine? Possibile che la politica invidiosa e malmostosa ha preso l’iniziativa di questi ragazzi ed è riuscita a infangarla, costringendoli a una ritirata strategica che – purtroppo – sa tanto di sconfitta?

I fascisti, soprattutto a Roma, stanno mangiando tutto: prendono strade e piazze, persino quelle storicamente teatro delle grandi manifestazioni della sinistra proletaria. Dove sventolavano le bandiere rosse, ora spuntano le croci celtiche, le svastiche, le braccia tese. Con una frequenza sempre più allarmante.

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Le Sardine ci hanno insegnato che le piazze non sono morte: al contrario, sono vive e vegete, e hanno un’influenza devastante se usate bene. Ma questo non vale solo per la sinistra: continuare a permettere che la destra più antidemocratica scenda in piazza a ogni piè sospinto come se ne avesse il diritto è, come ha giustamente detto Nicola Fratoianni, un pericoloso oltraggio alla Costituzione. Un oltraggio che si ripete ormai con cadenza settimanale, senza che dall’altro lato succeda nulla se non i soliti, stantii, appelli alla democrazia e all’antifascismo. Buoni forse per i gruppi chiusi su Facebook, non certo per la vita reale. Forse, tristemente, bisogna prendere atto che la sinistra democratica in questo paese non ha la forza sufficiente per trascinare il suo popolo in piazza. Ed è triste, ancor prima di essere pericoloso.

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