Ora è il turno della rabbia sociale: per il sociologo Barbagli sta per esplodere
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Ora è il turno della rabbia sociale: per il sociologo Barbagli sta per esplodere

"Temo che possano esserci gradi crescenti di frustrazioni e conflitti. Finora non ne abbiamo viste, ma temo rivolte di disperati e non vedo nessun partito che possa mettersi alla loro testa"

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26 Maggio 2020 - 09.00


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“Troppi svantaggiati, ora la rabbia sociale rischia di esplodere”. A parlare è il sociologo Marzio Barbagli, che alla Stampa dice: “I problemi veri sono il dramma dell’economia e le conseguenze sociali che ci aspettano. Temo che possano esserci gradi crescenti di frustrazioni e conflitti. Finora non ne abbiamo viste, ma temo rivolte di disperati e non vedo nessun partito che possa mettersi alla loro testa. Il fuoco cova sotto la cenere di una crisi senza precedenti”.

Il problema, spiega Barbagli, “è il confronto che la gente fa nel momento in cui vengono dati soldi e vantaggi. Ci sono continui confronti fra gruppi che non si sentono sufficientemente rappresentati: perché a lui sì e a me no? L’insoddisfazione nasce da questo, e da condizioni oggettive. Far fronte ai bisogni della popolazione è complicato, una gran quantità di denaro è stata investita per sostenere gli strati svantaggiati della popolazione nei prossimi mesi, ma c’è sempre il rischio di commettere errori nella distribuzione”.

Vede segnali che potrebbero indicare questa deriva? “Finora pochi per fortuna, ma fino a pochi giorni fa era impossibile anche protestare. Tutti siamo stati chiusi in casa, basta pensare alla drastica diminuzione dei reati. Ma le prime manifestazioni fanno pensare a un’insoddisfazione crescente”. E aggiunge: “L’emergenza ha introdotto forme nuove di disuguaglianze, non rispetto al grado e alla distribuzione di reddito e ricchezza, ma anche all’interno della stessa popolazione occupata. Servizi e terziario sono stati particolarmente svantaggiati. Pensiamo a chi lavora nel turismo: cosa succederà alle centinaia di migliaia di persone che lavorano in questo settore? Oggi non lo sanno”.

Il governo ha detto che nessuno sarebbe rimasto indietro. “Non ho particolare simpatia per il premier, ma credo che il governo abbia un compito difficile tenendo conto dei problemi ben noti che ha l’apparato del Paese: burocrazia, banche che non si fidano delle assicurazioni dello Stato, non credo che altri avrebbero fatto meglio. Il debito pubblico italiano va verso il 160%, un problema enorme per il futuro. Eppure il governo ha fatto tutto quello che poteva: immettere denaro per dare sostegno agli strati in maggiore difficoltà. E poi non basta fare decreti perché poi quelle regole siano attuate”.

Come le polemiche sugli assistenti civici? “Polemiche sul nulla, nessun timore di autoritarismo. Se queste persone non possono fare multe, ma si limitano a dire a un giovane quali rischi corre o di mettersi la mascherina, mi pare che questo rientri in quel controllo sociale che avviene normalmente dentro una comunità”. 

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