Crisanti rompe con Zaia e accusa: "Riaperture senza criterio, non è colpa dei ragazzi..."
Top

Crisanti rompe con Zaia e accusa: "Riaperture senza criterio, non è colpa dei ragazzi..."

Il professore: "Queste riaperture sono state fatte senza analisi di rischio. Non siamo in grado di prevedere nulla"

Crisanti
Crisanti
Preroll

globalist Modifica articolo

24 Maggio 2020 - 10.35


ATF

Andrea Crisanti, professore di Microbiologia a Padova e capo della task force del Veneto, rompe il silenzio in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, in cui spiega la sua versione dei fatti sulla ‘lite’ con Zaia e la Regione Veneto. 
Il governatore Zaia, infatti, aveva affermato che il merito dell’ottimo modello veneto contro il contagio è stato in larga parte della dottoressa Francesca Russo, capo del Dipartimento di prevenzione della Regione, e Crisanti non l’aveva presa benissimo, sostenendo che fossero ‘baggianate’. 

Crisanti è stato messo in secondo piano rispetto al ruolo di Russo, sconosciuta all’opinione pubblica fino a qualche giorno fa: “Se la dottoressa Russo aveva un piano sui tamponi – ha replicato Crisanti – deve spiegare perché l’8 febbraio il suo ufficio mi ha intimato di non fare più i tamponi a chi tornava dalla Cina. Dire che aveva un piano è una baggianata. Vogliamo prendere in giro tutti?”.

Crisanti rivendica i suoi meriti: “La dottoressa Russo non scriverà nessun report scientifico perché non ha nessun dato in mano”, ha detto. 
“È una polemica a senso unico. Io l’ho ignorata fino all’ultimo, ma quando vengono dette delle bugie a fini politici, con sprezzo di tutte le sofferenze e dei morti, devo rispondere perché sono indignato. Si vuole riscrivere la narrativa per accaparrarsi un dividendo politico” ha continuato il professore nell’intervista. 
“Se in Veneto – spiega Crisanti – esisteva un piano regionale sui tamponi al 31 gennaio allora mi devono spiegare come mai l’11 febbraio il direttore della Sanità regionale mi ha minacciato di danno erariale perché cercavo di intercettare gli asintomatici che venivano in Italia. Sia chiaro che se non fossi stato fermato, probabilmente le prime infezioni le avremmo intercettate e l’epidemia avrebbe avuto un corso completamente diverso. Chi ha scritto quelle lettere ha una responsabilità precisa. Mi indigna che queste persone tentino di riscrivere la storia”.

Abbiamo riaperto quasi tutto, c’è un sacco di gente in giro: “Ci sono meno persone infette, c’è l’uso delle mascherine, la cautela di evitare assembramenti in spazi chiusi. Ma purtroppo – rimarca – queste riaperture sono state fatte senza analisi di rischio. Non siamo in grado di prevedere nulla. Bisognava cercare di capire esattamente quanti sono i casi reali, facendo emergere tutto il sommerso, tutte le persone che telefonano perché stanno male a casa. E invece siamo in mano a guanti, mascherine e bel tempo”.
Inoltre, osserva Crisanti, “non condivido tutta questa esecrazione dei ragazzi che non osservano le disposizioni. Sono vittime di messaggi assolutamente incoerenti: prima che le mascherine non servono, poi che devono essere marcate Ce, poi che possono andare anche senza il marchio e alla fine che van bene anche se te le fai da solo.
Sulla riapertura delle frontiere, secondo Crisanti è “una follia. Senza nessun approccio per tracciare, controllare queste persone, verificare se sono infette rischiamo di mandare all’aria tutto il lavoro fatto finora. Lo trovo veramente irresponsabile”.

Native

Articoli correlati