In 48 ore Silvia Romano è stata insultata e minacciata di morte. Davvero il problema dell'Italia è l'Islam?

Sono bastate 48 ore per farci rendere conto che l'Italia ha un problema grave di odio, che semplicemente ci rifiutiamo di affrontare

Silvia Romano
Silvia Romano
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

13 Maggio 2020 - 10.08


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Vicino casa di Silvia Romano, a Milano, sono stati trovati dei volantini che la minacciavano di morte. Vittorio Sgarbi ha dichiarato che Silvia andrebbe arrestata per favoreggiamento al terrorismo. Le prime pagine di due giornali nazionali di destra l’hanno definita ‘islamica ingrata’. Nel nostro Parlamento un leghista l’ha definita una ‘neo-terrorista’. Sui social è stata chiamata (quando non ‘plagiata’ o ‘buonista’) ‘lurida’, ‘puttana islamica’, ‘sciacquina’.

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Questa è l’accoglienza che l’Italia ha riservato a Silvia Romano. E non illudiamoci che il problema sia stato solo la sua conversione: già anche prima che la vedessimo sorridente con il capo velato, i falliti del web avevano iniziato a martellare con la solfa del ‘quanto ci è costata’. La stessa critica che era stata destinata a Gaia e Vanessa nel 2015, la stessa che avrebbero riservata a Giulio Regeni, se le cose non fossero tragicamente andate in un altro modo.

Perché c’è sempre qualcuno da odiare. È importante, fondamentale per un paese che rifiuta sistematicamente di fare i conti con sé stesso. La colpa deve ricadere sulle spalle di altri, la colpa delle nostre miserie, della nostra paura, della nostra ignoranza. E gli altri sono sempre quelli che percepiamo, in qualche modo, come migliori di noi. I coraggiosi che aiutano il prossimo diventano ‘buonisti’, i giovani che vogliono viaggiare per conoscere il mondo sono ‘radical chic’ e ‘fannulloni’, le donne libere sono ‘troie’. L’invidia che proviamo per chi riesce a guardare oltre l’orticello di casa tira fuori il veleno che abbiamo in corpo, il rancore che coviamo verso le nostre vite di falliti.

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Nostre, perché ci siamo dentro tutti. Questo calderone di rabbia e insofferenza chiamato Italia sta ribollendo e la situazione non tarderà a farsi esplosiva, se non lo è già. Ci eravamo illusi, a inizio quarantena, che i sovranisti sarebbero spariti, obnubilati dall’enormità dell’emergenza. Ci siamo illusi, e avevamo torto: più si avvicinava la Fase 2, più il malcontento cresceva, più hanno ricominciato a spuntare come parassiti. Silvia Romano e la sua conversione sono state una manna dal cielo per chi ha fatto dell’odio un sistema politico. La ferocia con cui questo paese si è scagliato contro questa ragazza prigioniera dei terroristi è sintomo di un problema grave, che ha le potenzialità di distruggere il paese. Non basta chiamarli indecenti, non basta condannare, non basta difendere Silvia e le sue libere scelte da libera cittadina. Bisogna affrontare di petto, senza inutile diplomazia, il cancro che sta uccidendo l’Italia, il fanatismo nazionalista cavalcato da una banda di irresponsabili senza scrupoli.

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