Tasca, nuovo vescovo: a Genova sbarca la dottrina della misericordia

Il cardinale Angelo Bagnasco lascia per limiti di età al suo posto un francescano che segna una svolta nell'arcidiocesi

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Riccardo Cristiano Modifica articolo

8 Maggio 2020 - 16.40


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Che storia si sia aperta nella diocesi di Genova è presto per dirlo. Ma di certo si può dire che si volta pagina, e la lunga stagione aperta è segnata dal cardinal Siri si chiude. Il cardinale Giuseppe Siri, a lungo arcivescovo proprio del capoluogo ligure e ritenuto o raccontato a un’incollatura dal papato per quattro pontificati, è universalmente definito come il baluardo dell’anticomunismo. E quando al soglio pontificio arrivò un papa come Giovanni XXIII, capace di indirizzare la sua enciclica non solo ai cattolici ma “a tutti gli uomini di buona volontà”, qualcuno creò la nota leggenda di papa Siri: nel conclave del 58 infatti secondo questo strano racconto lui sarebbe stato eletto papa, ma poi sarebbe stato convinto a rinunciare per non creare problemi ai cristiani d’oriente.
Se il racconto fosse veritiero non si capisce come la candidatura Siri sarebbe stata riproposta per i successivi tre conclavi, con tanto di giallo su un’intervista che avrebbe dovuto uscire solo a conclave iniziato e avrebbe spaventato molti cardinali. Siri fu in particolare un acceso contestatore dell’enciclica più famosa di Paolo VI, la “Populorum Progressio”.  

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Di certo poi, negli anni in cui un altro ex arcivescovo di Genova, il cardinal Tarcisio  Bertone, è diventato segretario di stato, tre presbiteri ordinati proprio da Siri sono entrati nel collegio cardinalizio con incarichi di rilievo: si tratta dei cardinali Piacenza, Calcagno e Bagnasco. Proprio il cardinale Angelo Bagnasco, a lungo ai vertici della Conferenza Episcopale Italiana e ora con analogo incarico in Europa, è andato in pensione lasciando libera la poltrona di vescovo di Genova.
Che tra Angelo Bagnasco e papa Francesco non ci sia stata sintonia è noto. Eppure anche nel caso di Bagnasco il papa ha voluto attendere che compisse 77 anni, cioè i famosi due anni in più dei 75 previsti per andare in pensione, prima di accettare le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età. Così la sua sostituzione arriva a ridosso della pagina rovente sull’accusa al governo di violare la libertà di culto in presenza di una pandemia che rende impossibili o pericolosissimi gli assembramenti. E il cardinale Bagnasco non ha fatto mistero di aver condiviso quella preoccupazione. 

Ora a Genova arriva un nuovo arcivescovo. Non è genovese, non è stato ordinato presbitero dal cardinal Siri come il suo predecessore, è un francescano, che lì nel suo ordine ha sperimentato l’arte di governo quale ministro generale dei conventuali dal 2007 a pochi mesi fa. Padre Tasca  salutando i fedeli genovesi, si è soffermato su alcuni concetti fondamentali soprattutto nel magistero di Francesco, come misericordia e fratellanza: “Ogni pagina del Vangelo ci insegna che la paternità di Dio si declina concretamente nella vita dell’uomo con i colori della misericordia, che è l’altra cifra indispensabile per comprendere il cuore del Padre. Nel volto, nelle mani, nelle parole e nei gesti di Gesù, questa misericordia rende viva e palpitante la presenza di un Padre che non si contenta di attendere, ma muove il primo passo alla ricerca dell’uomo, bisognoso di perdono e assetato di pace. Nella sua disarmante novità, il messaggio evangelico ci annuncia che misericordia significa “miser in corde Def”: il cuore del Padre misericordioso è spalancato per noi, nella misura in cui siamo capaci di riconoscerci “miseri”.
Fratelli e sorelle, condivido queste riflessioni per dirvi che vengo a voi animato dal forte desiderio di vivere con voi in una comunità ecclesiale che costantemente rinnova a Gesù l’accorata richiesta degli apostoli: “Mostraci il Padre”. Fin da questo momento chiedo a Dio – e vi invito a chiedere con me e per me – che la mia missione tra voi sia caratterizzata dalla costante ricerca della comunione, del dialogo, della relazione fraterna. Porto con me, come povera dote, ciò che ho cercato di imparare e di vivere in questi ormai quasi quarant’anni di vita religiosa francescana, che si riassume nella fraternità.
Come vostro vescovo, desidero essere padre e fratello, con il cuore sempre aperto all’ascolto e all’accoglienza tanto di coloro che verranno a bussare alla mia porta, come- vorrei dire, soprattutto! – di coloro che, per qualunque ragione, si trovano o si sentono lontani dalla nostra comunità ecclesiale.

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Per Genova comunque un’epoca nuova. 

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