Il magistrato Di Matteo: "Bonafede mi offrì il Dap ma ci ripensò"; giallo sulle intercettazioni

Di Matteo ha raccontato che Bonafede gli chiese se era "disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria" ma ritirò l'offerta 48 ore dopo

Di Matteo e Bonafede
Di Matteo e Bonafede
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4 Maggio 2020 - 07.50


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Nel corso di Non è L’Arena, su La7, si è assistito a un teso botta e risposta tra il magistrato Nino Di Matteo e il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Di Matteo ha raccontato che Bonafede gli chiese se era “disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali. Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta”, ma “quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini”.
Di Matteo ricorda che, nelle ore intercorse tra la proposta del ministro della Giustizia e la sua decisione, “alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla procura nazionale antimafia ma anche alla direzione del Dap, quindi penso fossero conosciute dal ministro, avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri stragisti all’indiscrezione che io potessi essere nominato a capo del Dap”. Quei capimafia, racconta, dicevano “se nominano Di Matteo è la fine”. Tuttavia, “al di là delle loro valutazioni – aggiunge – andai a trovare il ministro 48 ore dopo, avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato”. Incalzato dal conduttore, Massimo Giletti, Di Matteo puntualizza: “Al ministro dissi ‘Mi consenta di parlare con i miei famigliari prima di decidere’, e quando andai per dire che avrei accettato Dap, nel frattempo il ministro ci aveva ripensato o qualcuno l’aveva indotto a ripensarci questo non lo posso sapere.
‘La vorremmo come nostro collaboratore, può scegliere o essere nominato al dap, e lo passo fare io subito,  o può scegliere la direzione degli affari penali, ma in questo caso deve aspettare la  maturazione di una situazione’, era la prima offerta di Bonafede”. Anziche’ la nomina al Dap, nel secondo incontro, “il ministro mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale al ministero. Il giorno dopo gli dissi di non contare su di me perché non avrei accettato”, conclude Di Matteo. 
“Sono esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioé che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perché avevo saputo di intercettazioni”. Replica così il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
“Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui – aggiunge – gli dissi che tra i due ruoli per me era più importante quello di direttore degli affari penali, più di frontiera nella lotta alla mafia ed era stato il ruolo ricoperto da Giovani Falcone”. 

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